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SETTEMBRE 2010 – DIARIO DI MISSIONE

Bondo 1 settembre 2010

Carissimi,
bruciati ormai i due mesi di vacanza, pian piano dai villaggi più lontani cominciano ad arrivare i ragazzi delle Scuole.
Stamattina, qui a Bondo, sono iniziate le iscrizioni nei vari Istituti della città.
Oltre alle Scuole elementari, pubbliche e private, c’è un buon numero di scuole secondarie e tecniche. Sulla qualità dell’insegnamento ci sarebbero tante cose da sistemare in meglio; ma almeno ci sono delle realtà d’aggregazione per i ragazzi.  Lunedì prossimo, sei settembre, si ricomincia un’avventura che ha degli aspetti un po’ tragici e un po’ eroici. Gli studenti hanno pochi giorni di tempo per assicurarsi un posto nelle scuole migliori; poi, a causa del numero alto di candidati, corrono il rischio di essere rifiutati. Come il solito, i più forti dal punto di vista economica e culturale sono già piazzati. I più deboli, i poveracci meno dotati, sono magari ancora bloccati a lavorare nei campi, da genitori analfabeti e insensibili che non sanno procurare ai ragazzi neppure i quaderni e la divisa scolastica. Poi, dato che il Governo è assente in modo vergognoso, bisogna trovare il materiale necessario per far funzionare le scuole: dai libri di testo per i maestri, ai quaderni di preparazione, ai gessi bianchi e colorati, ai contributi per integrare i magri salari degli Insegnanti.
E tutto questo sulle spalle di gente che nella gran maggioranza non ha un lavoro e un salario regolare: ma solo la zappa e il machete.
Stamattina è venuta mamma Damboli, una vedova con tre figli da inserire nelle scuole elementari. Poi una nonna, con una nipotina tutta spaesata; poi un paio di giovanotti…tutti alla ricerca di un “qualsiasi lavoro” per pagare le tasse e i contributi necessari per la Scuola. Come già l’anno passato, prevedo che nei prossimi giorni ci sarà un’ondata di casi urgenti e disperati: è dovremo recuperare una soluzione che rispetti la loro dignità e il principio sacrosanto che ognuno “faccia quello che può” prima di chiedere aiuto alla Chiesa. La formula delle “Borse di Lavoro” si è rivelata efficace e mi piacerebbe ripeterla ancora quest’anno.
Intanto stiamo gustando i frutti preziosi dell’anno scolastico passato. Pieno successo della Scuola di Recupero e Alfabetizzazione per adulti, l’Istituto Nkiere, che sosteniamo in modo particolare. Su quattordici candidati finalisti per l’Esame di Stato (equivalente alla nostra maturità) ben dodici hanno superato positivamente la prova. Immaginate la gioia e la soddisfazione dei professori, “volontari” che offrono i loro servizi nel pomeriggio e per salario si devono accontentare dei contributi degli studenti. Probabilmente questi risultati positivi
incoraggeranno altri adulti a recuperare una formazione interrotta per tanti motivi: maternità impreviste, malattie, spostamenti famigliari. A quest’Istituto offriamo due cose essenziali: testi scolastici con i programmi ufficiali dello Stato e banchi, nuovi, solidi e confortevoli. Per noi europei cose scontate; ma qui, dopo anni d’enormi disordini sociali e violenze che hanno distrutto le strutture scolastiche, si tratta di vantaggi preziosi che molte scuole attendono da anni.
L’Istituto Nkiere se li merita alla grande. Pensate che la maggior parte degli studenti sono adulti con famiglie da mantenere, contadini impegnati duramente, mamme magari con tre o quattro figli già avviati alle scuole elementari.
Altro successo prezioso: l’Istituto Tecnico medico ha sfornato quattro nuove Infermiere, mettendo sul mercato braccia preziose per un lavoro delicato su un territorio enorme come il nostro.
Le cifre vi faranno sorridere: ma per noi sono risultati preziosi! Anni di sacrifici a volte davvero pesanti sono necessari, sia per gli studenti sia per le famiglie, per arrivare fino al termine degli studi. Troppi candidati non ce la fanno. Tenere viva e funzionante una Scuola del genere è impresa assai difficile. Trovare gli Insegnanti qualificati, la documentazione scientifica necessaria, gli strumenti tecnici appropriati e un numero di studenti adeguato, non è facile. La Preside è Suor Teresa Undolani, con una grand’esperienza e una formazione professionale arricchita da vari corsi fatti in Italia. Da alcuni anni realizza questo miracolo. Nella nostra Provincia del Basso-Uele, l’Istituto Tecnico Medico di Bondo è l’unico sopravvissuto in una situazione sociale ed economica assai difficile. Speriamo che resista.

Infine un altro dono speciale per la nostra Diocesi.
Il quindici agosto, nella Missione di Bili, distante da Bondo oltre duecento chilometri, il Vescovo ha ordinato un nuovo sacerdote e due Diaconi. Una festa memorabile per quella Comunità che ha celebrato con gioia immensa la consacrazione di tre giovani per il servizio ecclesiale.  Il progetto ambizioso della Chiesa Africana di rendersi progressivamente autosufficiente nel settore del personale avanza lentamente! Le Vocazioni sacerdotali e religiose, almeno per ora, non mancano. Ma nel settore economico le cose sono più complesse. Ciò che rende il cammino difficile e lento è il peso enorme delle strutture che si sono sviluppate durante gli anni dell’occupazione coloniale. La Chiesa missionaria di allora è venuta in Africa con mezzi e personale abbondanti, creando un complesso d’istituzioni sproporzionate rispetto allo scopo essenziale di testimoniare e annunciare il Vangelo di Gesù.
Come dice criticamente il mio amico Alex Zanotelli, la Chiesa, sia Cattolica sia Protestante, si è comportata spesso come una “multinazionale della Carità”, capace di anticipare e sostituire la presenza dello Stato. Ma a rischio di offuscare il suo mandato principale e la sua vera identità di “sale e lievito” di un mondo nuovo.
Il sostegno politico ed economico dell’Amministrazione coloniale ha permesso, fino agli anni sessanta, di realizzare strutture ecclesiali, sanitarie e scolastiche che, al momento dell’indipendenza, si sono rivelate eccessivamente pesanti per gli africani.
Adesso la giovane Chiesa Africana fa un’enorme fatica a gestire l’eredità del passato.
A noi Missionari è chiesto di dare una mano in questa delicata fase di passaggio verso il futuro; d’essere compagni di cammino discreti e pazienti. Di cercare insieme con i sacerdoti locali, con i catechisti, con i maestri e tutti gli agenti pastorali, delle proposte e delle strade nuove.
Si tratta di un impegno che a noi Missionari chiede l’umiltà grande del seme disposto a morire sotto terra, o della pietra che sparisce nelle fondamenta… la disponibilità a occupare posti difficili e delicati, lasciando alle prossime generazioni la gioia di gustare i frutti.
Oppure, come dicevano i Vescovi già al Sinodo del 1974, di lasciare il volante ai nostri fratelli africani. Con l’immancabile brivido di chi, con buona esperienza di guida, vede i rischi e i pericoli e vorrebbe evitarli per sé e per loro.
Un caro saluto a tutti.
P. Gianni