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SANTA PASQUA 2016

S.Pasqua 2016

Carissimi,

questa lettera pasquale nasce a Isiro, la città capitale della nuova provincia dell’Alto Uele, dove siamo radunati per la nostra Assemblea Provinciale. Dopo il Capitolo Generale dell’anno passato, ora dobbiamo fare una valutazione attenta delle nostre forze e della sfide che la Missione ci propone a livello locale.

Cinquant’anni or sono, esattamente qui a Isiro, è iniziata la nostra presenza Missionaria. Un gruppo di Comboniani, cacciati in massa dal governo musulmano del Sudan, avevano deciso di venire in Congo nonostante la delicata situazione politica. Ottenuta l’indipendenza dal Belgio nel 1960, il Paese ricchissimo e immenso, per lunghi anni è rimasto immerso nel caos e nella violenza, vittima inconsapevole di un gioco diabolico di interessi economici e tensioni politiche interne (lotta tra Kinshasa e le Province separatiste) e internazionali (Usa e alleati occidentali contro il blocco sovietico).

La Missione è nata subito nel segno del sangue e del martirio. Ai primi di dicembre del 1964, durante la famosa ribellione dei Simba, quattro nostri confratelli sono stati massacrati insieme a migliaia di persone innocenti, capi locali, catechisti e altri trecento missionari di varie congregazioni. Per noi è stato un vero battesimo di sangue, o meglio, come disse Il Vescovo Monsengwo, un autentico «patto di sangue» che ha legato per sempre l’Africa alle Chiese sorelle dell’Europa. L’onore e il riconoscimento più grande che l’Africa può offrire a chi ha impegnato la vita per lei. Noi e l’Africa ci apparteniamo in una reciproca fraternità.

Oggi però dobbiamo prendere atto di una realtà sempre più evidente; noi missionari venuti dall’Europa siamo ormai una minoranza: età avanzata, capelli bianchi e forze in diminuzione. Accanto a noi la nuova generazione dei congolesi sta assumendo responsabilità sempre più importanti. Il futuro della Missione è nelle loro mani: il sogno di Comboni di «Salvare l’Africa con l’Africa» si sta concretizzando. Ma intanto l’Africa sta cambiando ad una velocità enorme e offre una serie di sfide culturali e sociali enormi sia alla Chiesa sia alla Società civile. In questa realtà dove noi ci troviamo coinvolti direttamente, cerchiamo di dare il meglio delle nostre energie.

La nostra Dondi: realtà e sogni. Sono tornato in Missione ai primi di gennaio ed ho trovato la preziosa sorpresa della luce elettrica. Nelle strutture più importanti: dalla Chiesa all’Ospedale, dalla casa dei Padri, al Centro Pastorale e al Convento delle Suore, con la luce di giorno e di notte si lavora davvero meglio sotto tanti aspetti. Già vi ho detto che questo è il frutto di un impegno tenace di Padre Egidio e di un gruppo di volontari bergamaschi che si sono alternati in questi anni con interventi da veri specialisti. Speriamo che il miracolo duri a lungo.

Altra sopresa bella, la presenza di un nuovo confratello, Padre Sisko, che arricchisce la nostra comunità di una energia supplementare. Dato che è giovane e pieno di entusiasmo, si dedica a visitare in motocicletta le cappelle più lontane della Missione, lasciando a noi veterani la cura delle Comunità del centro.

Intanto Padre Romano, infaticabile costruttore, si è divertito a realizzare un nuovo Internato (collegio) che potrà accogliere, all’apertura del prossimo anno scolastico, una quarantina di studenti delle Scuole superiori. Accanto ad esso una residenza speciale accoglierà gli insegnanti che verranno dall’esterno a sostenere le nostre Scuole.

Tornando in Congo mi sono portato con me un amico prezioso, Tonino Procaccini un volontario marchigiano del mitico gruppo «Africa ‘70» con il quale abbiamo fatto una bella esperienza in Burundi nel lontano 1971! Con lui stiamo tentando di fare una cosa un pò coraggiosa: un censimento sistematico della popolazione cristiana, partendo dalle piccole Comunità di base, qui chiamate CEV!. Si tratta di una prima analisi essenziale della situazione. Vorremmo riuscire a capire la consistenza reale della Comunità che è cresciuta in questi quindici anni della presenza Comboniana a Dondi. Vorremmo conoscere non solo i numeri, ma la qualità delle persone, gli impegni che hanno nella Società; capire quanti bambini frequentano le scuole, quanti completano gli studi secondari, quanti non ce la fanno e per quali motivi. Sapere di che cosa vive la popolazione, se solo di agricoltura o altro. Sapere se in mezzo a tanti battezzati ci sono persone disposte ad impegnarsi per trasformare in positivo una società che rischia di non cogliere le sfide della modernità che incalza. A pochi chilometri ci sono tante piccole miniere d’oro e un paio di città (Watsa e Durba) che attirano i giovani con il miraggio di un guadagno facile e veloce.

La maggioranza della popolazione vive della campagna. È una vita dura. Non vorremmo però che la nostra gente si accontenti di «sopravvivere» in qualche modo; ma con la forza dell’educazione e del Vangelo, si liberi dalla tradizionale rassegnazione di fronte ai mille condizionamenti dell’ambiente, alle prepotenze dei capi, alla fatalità della malattia e della morte, al peso di un sistema economico in mano a pochi fortunati.

Come Missionari attenti alla realtà ci viene chiesto soprattutto di investire nella formazione dei «leaders» responsabili delle comunità a tutti i livelli. Si tratta di un lavoro immenso. Da molti anni ormai i Vescovi Africani chiedono con insistenza che la nostre Comunità cristiane sappiano sostenersi con le loro forze, produrre i mezzi economici di cui hanno bisogno, sappiano generare i loro animatori, i loro amministratori e leaders politici. A noi chiedono di camminare con loro, da amici, da compagni solidali di un cammino faticoso. È quello che cerchiamo di fare, «con gioia e con amore»!.

Continuate a sostenere il nostro impegno. Soprattutto nel settore della Scuole e della Sanità abbiamo alcuni sogni un pò speciali. Ve ne parlerò la prossima volta.

Intanto vi auguro di «non perdere le tracce e il contatto» di quel Gesù di Nazareth che ci sta precedendo a Gerusalemme, e vuole fare Pasqua con noi. Un abbraccio a tutti

P.Gianni