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Zaire, Agosto 1989

S H A L O M ….. sulle tracce di chi costruisce la P A C E !

Zaire, Agosto 1989

Carissimi,

da alcuni giorni sono in ritiro e in preghiera. Sto facendo un carico di pace e di grazia di Dio prima di riprendere la fatica dell’anno scolastico che si aprirà ai primi di settembre.
Sono momenti preziosi che mi permettono di dare uno sguardo al lavoro e alla vita, al tempo che passa veloce, ai problemi che si presentano sempre più complessi, al futuro della Missione. Sono abbastanza sereno, ma al tempo stesso anche preoccupato per la dimensione sempre più esigente dell’impegno che la Missione domanda.

Più si avanza negli anni e nell’esperienza e più si vedono aspetti importanti che andrebbero curati nella costruzione del Regno di Dio, nell’annuncio del Vangelo, nella promozione di questa realtà umana così complessa e sconcertante. Vorremmo vedere più chiaro; vorremmo vedere più frutti; vorremmo vedere una comunità più viva e creativa. Vorremmo noi stessi essere più entusiasti, invece si avanza spesso a fatica, a passi lenti, a un ritmo incerto, stringendo i denti.

Presa nel suo insieme la Missione ha tutti gli aspetti belli della vita di Gesù. Ma talvolta, chissà perché, i momenti duri e difficili sembrano prolungarsi più del previsto. È vero, c’è l’entrata gioiosa e trionfale in Gerusalemme, dove la folla, i poveri, i semplici intravedono la salvezza promessa e si radunano attorno a lui pieni di speranza.
Ma è un momento breve.

Segue ben presto l’isolamento e la prova. Il sistema religioso e politico è chiuso e ostile; gli crea il vuoto intorno; lo provoca e lo sfida con malizia; gli mette nel fianco, tra le fila degli amici, la spina terribile del tradimento.

E gli prepara la Croce.

Oggi tutto sommato, la storia si ripete più o meno allo stesso modo per ogni missionario. Non manca certo la gioia dell’incontro con la gente semplice e affamata della Parola di Dio, i famosi «poveri», i prediletti che il Signore ha deciso di saziare e rendere felici. Ma la vita del missionario è fatta spesso di solitudine, di fatica, di isolamento, di promesse non mantenute, di delusioni e cedimenti tra i collaboratori più vicini. È un cammino faticoso che non ha altra meta se non la stessa alla quale già da tempo Gesù e i suoi amici sono arrivati, Gerusalemme: la città santa e misteriosa che divora i profeti mandati dal Signore e non sa riconoscere il Messia atteso da secoli.

Chi va in missione con Gesù sale con lui a Gerusalemme ed entra nel mistero grande e terribile della Pasqua, nel mistero della lotta tra le forze della Morte e della Vita. Anche oggi tale scontro si ripete sotto i nostri occhi; quante volte siamo testimoni impotenti di casi in cui il Male sembra prevalere facendo tante vittime innocenti.

Non c’è dubbio che la Pasqua arriverà anche per noi; ma è duro vivere nell’angoscia e nell’attesa di una liberazione che fa tanta fatica ad aprirsi un cammino.

Vescovi in gamba

A distanza di un anno dalla sua stesura, settembre 1988, è stato finalmente pubblicato anche in Zaire il Documento dei nostri Vescovi «II cristiano e lo sviluppo della Nazione».
All’estero tutti lo lodavano per la sua carica profetica, e noi qui non si riusciva a trovarlo. Adesso che l’abbiamo in mano, anche ad una prima rapida lettura si capisce perché ha fatto tanta fatica a entrare in circolazione. Si tratta di un documento che mette in crisi tutti i responsabili della Società civile e della Chiesa con una domanda severa: come mai questo splendido e ricchissimo paese non riesce a liberarsi da un marasma economico e sociale sempre più angoscioso?
Come mai il «progetto Zaire», elaborato dal Partito unico al potere (MPR) nel lontano 1967 non è stato realizzato?

L’analisi dei Vescovi è ampia e dettagliata, il linguaggio concreto, chiaro, diretto. Parlano di una civiltà ibrida che si è sviluppata sia in città sia in campagna, perché i valori della cultura Africana, il suo modo di concepire la vita, non hanno saputo ispirare e orientare le scelte necessarie per una società moderna.
È una rassegna puntuale e concreta: l’Habitat, l’Urbanizzazione selvaggia, la distribuzione delle Scuole sul territorio, la crisi della Autorità, un tempo venerata e temuta ed oggi sprovvista di adeguato sostegno economico e morale, il dilagare di una corruzione senza limiti fra i quadri dirigenti.

Come è possibile amministrare il Paese e costruire il bene comune in un contesto del genere?
Il sistema educativo annaspa nel vuoto, con lo Stato che da oltre vent’anni viene meno ai suoi impegni fondamentali nel settore: «Un vero disastro – affermano i Vescovi – quasi tutto si può comprare nella scuola: punti, promozione e diplomi». Si tratta di un’accusa gravissima che mette sotto processo un po’ tutti. La Chiesa stessa è implicata fino al collo, perché gestisce molte scuole, secondo una «Convenzione» ingiusta e anacronistica impostale dal Governo.
Se non interviene al più presto qualche cambiamento radicale vanno distrutti tutti i valori fondamentali di onestà e di competenza professionale, la coscienza e il senso del dovere, il rispetto della verità e delle persone.

E allora addio sviluppo della Nazione!
Noi missionari stranieri vediamo questi limiti e contraddizioni, ma a parte il piccolo settore delle nostre parrocchie, non possiamo fare molto. Le leve del potere sono in mano loro, ai padroni di casa, agli Zairesi. Ma lo Stato sia la Chiesa evitano lo scontro diretto; preferiscono il confronto e il dialogo a distanza.

Stavolta, comunque, la denuncia dei Vescovi è solida e ben documentata; mette in evidenza perfino le carenze Amministrative dei settori della Ricerca Scientifica, della Sanità e della Sicurezza Sociale: roba da far arrossire di vergogna i Ministeri competenti. L’analisi della crisi economica svela fin nei dettagli i meccanismi perversi della cattiva gestione interna e dei giochi scorretti della concorrenza estera, i limiti delle infrastrutture, delle comunicazioni e dei mezzi di produzione. Non manca proprio nulla.
E dopo la denuncia segue la proposta, in tono umile e forte. I rimedi e i consigli sono chiari e fondamentali per tutti i responsabili dello Stato e delle Istituzioni pubbliche; per la Chiesa e le sue Associazioni. È un richiamo severo anche per i Vescovi stessi, per i Sacerdoti i Religiosi e i Laici.
Davvero una sintesi bella e coraggiosa di tutta la dottrina sociale della Chiesa, aggiornata fino all’ultimo documento e rielaborata in un linguaggio adatto al contesto attuale.

Penso che ci servirà per un lungo programma di formazione dei responsabili delle comunità e dei gruppi impegnati.

Scuole

Se l’analisi dei Vescovi Zairesi sottolinea la gravità della situazione nell’insegnamento, rimane il fatto che la Scuola è ancora la via obbligata per offrire ai giovani una formazione di base e una certa apertura al mondo e al futuro della loro esistenza. Lamentarsi e piangere sul male serve a poco se non si lotta per eliminarlo.

Noi abbiamo scelto di fare qualcosa in tal senso. Con tenacia e pazienza, nonostante le grosse delusioni e i limiti dell’ambiente in cui operiamo. Qualcosa si è ottenuto.

Quest’anno 1989, ad esempio, per la prima volta l’Istituto di Pedagogia ha presentato agli esami di Maturità ben 8 finalisti: 6 ragazzi e 2 ragazze. Ma notate bene il particolare: per subire questo esame hanno dovuto fare a piedi ben 250 km. di strada. Capito? Duecentocinquanta kilometri a piedi, per raggiungere Buta, la capitale della Sottoregione, sede unica degli Esami di Stato.
Riuscite a farvi un’idea di un sacrificio del genere?

Stiamo ora aspettando con ansia i risultati che potrebbero ricompensare anni e anni di impegno e soprattutto incoraggiare i genitori e le nuove leve di studenti; ormai è aperta una strada che rompe l’isolamento culturale della nostra zona. Un passo avanti di cui possiamo rallegrarci.

Ma purtroppo dobbiamo constatare che la crisi della scuola si sta aggravando alla base, a livello elementare, perché mancano sempre più i maestri sensibili e qualificati. Quelli più anziani, un tempo seriamente motivati, cominciano a sentire il peso degli anni; molti sarebbero già ritirati se lo Stato desse una pur minima pensione. Ma si tratta di un sogno proibito.

Tra i più giovani invece i salari troppo bassi stanno creando una profonda insoddisfazione, una fuga di responsabilità e mille forme di rivalsa e di sfruttamento degli studenti. Parecchi maestri dopo alcuni anni di insegnamento vorrebbero tentare la strada degli studi superiori per migliorare una posizione sociale troppo dequalificata.
Ma qui corriamo un rischio troppo grosso: se i migliori insegnanti prendono il largo, le nuove generazioni delle scuole primarie restano in mano ai mediocri, ai meno coraggiosi e preparati.
Sarebbe grave.
Per evitare questa pericolosa fuga di cervelli e di energie abbiamo avviato un’azione di sostegno diretto a chi intende specializzarsi per poi rientrare nell’insegnamento. A Buta c’è l’Istituto Superiore di Pedagogia e l’Istituto Tecnico Medicale, proprio l’essenziale di cui abbiamo bisogno. Così offriamo delle Mini-Borse di studio a chi accetta tale ragionevole proposta.

La pista imboccata sembra buona. Anche se qualcuno si perderà inseguendo progetti più ambiziosi, alcuni candidati sono ben avviati. Anzi, già quest’anno un Graduato in Storia
e Francese rientra a dare man forte alle nostre Scuole.

Cronaca sul filo dei giorni

Siamo ancora in ballo con il famoso processo nel quale la famiglia del defunto dottore (morto due anni fa per incidente stradale) vorrebbe spillarci ancora una barca di soldi. Al tribunale di Kisangani dove si è svolta la prima seduta, un avvocato pieno di fantasia e di ambizione, invece dei tre milioni di zaire (moneta locale) chiesti all’inizio della causa, si è lanciato spavaldo a chiedere trenta milioni, corrispondenti a circa 100 milioni di lire italiane.
Abbiamo naturalmente fatto appello, e dovremo comparire al tribunale di Buta insieme al rappresentante della Diocesi.

* * *
Speravamo che durasse più a lungo; invece è già finita la carriera della vecchia Land-Rover che ci aveva servito bene per quasi sette anni; ultimamente viaggiava soltanto in quarta ridotta. Siamo riusciti per miracolo a farla arrivare fino a Isiro dove, sistemata per bene e rivenduta sul mercato locale, potrà rifarsi una carriera meno dura. Intanto la Provincia Comboniana dello Zaire ha messo a disposizione un’altra Land-Rover per continuare il nostro lavoro.
E’ il lato più bello e prezioso della nostra vita comunitaria: abbiamo un fondo speciale per le Auto, cui partecipiamo con una quota annuale, abbastanza forte, ma che al momento giusto interviene a toglierci d’imbarazzo.

Intanto l’altra Land-Rover, acquistata l’anno scorso e pagata da voi amici di Shalom, si sta facendo onore.
* * *
Il mese di maggio ho sostituito il Vescovo dando la Cresima a qualche centinaia di nuovi cristiani. È stato bello ed emozionante; ma mi ha fatto sentire ancora più grande la responsabilità del lavoro che stiamo facendo.

Il gruppo dei Volontari SVI ha fatto un bel passo in avanti; oltre a rinforzare la comunità di Ango con una nuova Infermiera-Ostetrica, hanno aperto una seconda comunità a Isiro con 3 elementi nuovi. Chissà che un giorno la Missione si apra realmente ad accogliere le tante forze laiche così necessarie per costruire queste giovani nazioni africane.

La vostra generosità non accenna a diminuire e ci permette di affrontare sereni il lavoro e le spese per mandare avanti la Missione. Ho appena ricevuto la nota di altri 10 milioni arrivati da poco.
È già il secondo intervento del genere quest’anno.

Grazie di cuore e … Forza a tutti. SHALOM!

P. Gianni