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SANTA PASQUA 2011

By admin | aprile 13, 2011

PANE SPEZZATO…. CONDIVISIONE e RICERCA sulle strade della MISSIONE

Bondo, Pasqua 2011

 Carissimi,

circa 4000 anni or sono il popolo di Israele usciva dall’Egitto “a testa alta e a braccia alzate”, urlando e danzando la sua libertà dopo secoli di oppressione e di miseria.
E’ stata la prima Pasqua della Storia, la Madre di tutte le lotte di liberazione realizzate con successo. Il “Passaggio” da una situazione di morte ad una vita finalmente dignitosa.
Attraversando il “mare dei giunchi”, asciugato dal vento potente di Dio, Israele vinceva la potenza del male e della morte e si metteva in cammino verso una terra di giustizia e di libertà, da tempo “promessa” ai suoi padri.
A distanza di secoli l’esperienza di liberazione pasquale si sta realizzando sotto i nostri occhi per alcuni popoli del Nord-Africa. In Paesi come Tunisia ed Egitto è già riuscita bene; in Libia è ancora un dramma in pieno svolgimento; in Algeria, Marocco e molti paesi arabi questo Esodo verso la libertà potrebbe costare ancora tanto sangue innocente.
Se poi allarghiamo lo sguardo a tutto il Mondo ci accorgiamo che le situazioni di schiavitù e di oppressione sono ancora troppo numerose e inaccettabili.
Ma è mai possibile che la Storia non riesca ad insegnare nulla ai Potenti e ai Tiranni, ai Faraoni, ai Presidenti, ai Colonnelli, ai Primi Ministri, agli Amministratori delegati delle Società multinazionali, a tutti i briganti che rapinano senza scrupoli le ricchezze dei popoli più deboli. Davvero non vedono l’enorme sofferenza e non sentono il grido dei milioni di vittime schiacciate dal diabolico sistema finanziario-politico-economico che si è imposto sul nostro Pianeta?
Servirà mai a qualcosa tutto il sangue innocente versato fino ad oggi?

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      La risposta a questa terribile domanda è stata data da oltre duemila anni.
E viene proclamata ogni anno nella grande Festa della Pasqua Cristiana.

Un Uomo, Gesù di Nazareth, si è preso sulle spalle l’immenso dolore dell’Umanità, l’enorme peso del peccato dei suoi fratelli, e per liberarli tutti, una volta per sempre, ha sfidato la Morte in un “ammirabile duello”.
Ha accettato di entrare nel Regno della Morte come tutti noi.
Ne ha provato l’angoscia terribile prima di finire sulla Croce.
E su quella croce, ha versato il suo sangue per lavare il cuore del Mondo; lui stesso vittima innocente, “disprezzato e reietto dagli uomini…schiacciato dalle nostre iniquità”… crocifisso come un malfattore fuori dalla città santa…immolato come l’Agnello pasquale!  (Is. 53)
Sembrava anch’egli una vittima del sistema come tante; un fallito da dimenticare. E’ finito in una tomba. Chiusa e sigillata. Per poche ore però!

All’alba del terzo giorno la pietra è sbalzata via dalla Potenza di quell’Amore che lo ha portato a dare la vita per noi. E’ la sua e la nostra vittoria sulla morte.
E’ la sua e la nostra Pasqua.

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Salute e dintorni…
Per curarmi da una brutta malaria, la più lunga di tutta la mia vita africana, ho passato un paio di settimane al Centro “ELIKYA” creato dalle Missionarie della Fraternità, un Istituto Secolare nato dall’ispirazione profetica di Mons. Philippe Nkiere, Vescovo di Bondo durante i recenti anni terribili della guerra e della violenza.
Una vera perla per la Chiesa e la società di Bondo.
Già il nome, che in lingala significa “Speranza”, è una sfida enorme in questo contesto.
Non è facile offrire speranza e affetto a chi è stato rifiutato dalla propria famiglia e dalla propria tribù a causa di un grave difetto fisico o mentale: dalla cecità, al rachitismo, alla epilessia. Non è facile cancellare il marchio del pregiudizio negativo e dell’accusa di malocchio (ndoki) affibbiato a chi ha una deformazione fisica.
Al Centro Elikya i rifiutati dalla società recuperano serenità diventando prezioso sostegno gli uni per gli altri. Mille gesti di fraternità scandiscono la vita quotidiana: dall’accompagnamento del compagno cieco alla toelette, alla pulizia accurata del cortile comune, alla selezione della verdura, del riso o dei fagioli fatta in gruppo. Ormai il gruppo si è fatto consistente e richiede persone e mezzi notevoli per funzionare.
Bernadette e Colette,  sono i due pilastri della Fraternità. Ma altre forze stanno arrivando.
Due altre Fraternità sono già in azione: una  a Kisangani, la capitale della nostra provincia Orientale e una a Bangassou in CentrAfrica. Molte ragazze simpatizzanti accompagnano il cammino della Comunità.
Il centro Elikya di Bondo, dove risiedono le persone fisicamente fragili e incapaci di autogestirsi nei bisogni essenziali, fa parte di una realtà  più ampia di servizi di solidarietà coordinati nel “Centro Antonia”, dedicato ad una Volontaria Italiana, Antonia Simionato.
Insieme ad altri splendidi volontari dello SVI di Brescia, Antonia ha lavorato per circa 20 anni nella Diocesi di Bondo, lasciando nel cuore di tanta gente una memoria preziosa . Si tratta di un Centro per la cura dei bambini mal-nutriti, un Servizio per i malati di epilessia, assai numerosi nella zona, un centro di Kinesiterapia che sta facendo miracoli… poi una Boutique e un Ristorante gestiti da alcune donne “senza marito”. Nel complesso una realtà bella e preziosa che funziona al ritmo della vita della gente e offre servizi molto apprezzati anche lontano dalla città.

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Pasqua e Missione.
In occasione della Pasqua ormai imminente vorrei invitarvi a riscoprire e contemplare il volto di quel povero Cristo appeso alla Croce.
Tutta la sventura che c’è nel mondo tocca il cuore di Dio. Ma senza dubbio la sofferenza che Gesù ha dovuto sopportare durante la sua Passione, deve aver toccato Dio in modo particolare.
Nel famoso film sulla “Passione”, Mel Gibson, propone una intuizione stupenda: dopo la morte di Gesù fa precipitare sulla terra una lacrima del Padre come un diamante di fuoco che scatena il terremoto… come se il cuore di Dio fosse stato sul punto di scoppiare dal dolore.
Un Dio che soffre fino a quel punto merita davvero uno sguardo d’amore.
Il Profeta Zaccaria (12,10), ripreso poi da Giovanni, lo anticipa con chiarezza. Un giorno i popoli capiranno cosa è successo sul Golgota e “volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Ma quale sguardo? Di amore o di disprezzo, come già è avvenuto sul Golgota?
Su quella stessa croce dove è finito Gesù di Nazareth sono saliti e salgono ogni giorno tanti altri poveri Cristi innocenti. E ti senti impotente di fronte a tanto dolore.
Anche a me capita spesso di vedere la sofferenza accumularsi su certe persone in una misura tale che mi fa gridare al Signore: “Ma basta…non ti pare un po’ troppo? ….”!
A questi momenti di amarezza e di sconforto cerco di reagire proprio nel modo più semplice e diretto: alzando lo sguardo d’amore al crocifisso.
Così pure quando vedo la mia debolezza e il mio peccato. Basta uno sguardo diretto… umile e sincero. Poi avanti, si riprende il cammino… l’appuntamento è sempre per il mattino di Pasqua.
Con amicizia vi saluto tutti.

P. Gianni

Topics: Diario di Missione, Lettere Pasqua | No Comments »

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