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Santo Natale 1998

By admin | dicembre 25, 1998

S H A L O M : sui sentieri di chi costruisce la P A C E

Santo Natale 1998

Carissimi,

Shalom a tutti!

Ai fedelissimi che ci seguono da tanti anni e ai nuovi amici che per la prima volta ricevono “SHALOM”. La nostra lettera vuole mantenere un legame diretto tra voi e la Missione che sostenete con mille gesti di solidarietà; raccontandovi un po’ quello che riusciamo a fare e facendovi intravedere alcune sfide che incontriamo sul nostro cammino.
Anche quest’anno è stato impegnativo e interessante. Pur lavorando in Italia sono stato coinvolto in alcuni importanti progetti che mi hanno riportato in Africa per ben due volte.
In febbraio sono tornato in Kenya per realizzare il gemellaggio tra una Parrocchia di Busto Arsizio (Va) e quella di Kariobangi dove avevo lavorato a lungo. Si voleva ricordare in modo bello un giovane, Christian, morto tragicamente sul monte Bianco travolto da una valanga.
E’ stata una visita lampo di otto giorni, realizzata insieme con Don Alberto e tre giovani dell’Oratorio.
Ragionando con i Padri e le Suore abbiamo visto la necessità urgente di un Dispensario nuovo e più funzionale per accogliere le centinaia di malati che ogni giorno arrivano dalle baraccopoli, soprattutto dalla nostra Korogocho. Abbiamo raccolto la sfida sapendo che un intervento del genere cambierà in meglio la vita di migliaia di persone.
Da quel giorno la Parrocchia è un vulcano di iniziative per realizzare il progetto.
Durante l’estate sono stato invitato in Angola per rafforzare la presenza dei Laici Missionari Comboniani nel Progetto sanitario gestito dall’Istituto di Don Calabria.
Era con me anche la Dottoressa Elena Nonini dell’Ospedale di Sondrio.
E’ stata un’immersione intensa in un Paese che, nonostante gli accordi di Pace firmati a Lusaka nel lontano 1994, è sempre sull’orlo della guerra.
Ho visto l’assurdo e lo scandalo di un paese dalle ricchezze enormi di cui la gente non gode neppure le briciole proprio a causa di questa maledetta guerra che dura da oltre trent’anni. Una parte di ricchezza (il petrolio), è in mano al Governo di Unità Nazionale; una parte invece (i diamanti), è controllata dai Ribelli di Savimbi, Così le due fazioni in lotta riescono ad avere grossi capitali per acquistare armi di ogni genere.
“La guerra si risolverà nei cieli”– titolava un settimanale di Luanda, – “II governo ha i famosi aerei da caccia sovietici, i Mig; ma i ribelli hanno i missili”!.

Secondo gli osservatori internazionali la guerra potrebbe riprendere da un momento all’altro; il dialogo politico ormai è interrotto e gli avversar! si rinfacciano la responsabilità della situazione, intanto la disoccupazione, la corruzione amministrativa e giudiziaria, rendono la vita un calvario quotidiano. Gli adulti cercano disperatamente un lavoro o un’attività qualunque per sopravvivere. Per i bambini c’è il rischio continuo di finire sulla strada perché lo Stato non riesce (a causa dello stato di emergenza:) ad offrire scuole decenti per tutti: mancano aule ed insegnanti. Si arriva fino a organizzare tre turni di classi al giorno; con soltanto tre ore di lezione e con maestri spesso demotivati e malpagati. La gente si organizza in mille modi, ma le strade continuano ad essere invase da troppi bambini in balìa dì se stessi.
Ebbene, proprio in questa Angola martoriata e sofferente, proprio di fronte alla sfida dei bambini, vittime innocenti di un conflitto assurdo, abbiamo deciso di rendere più consistente la presenza dei Laici Comboniani. Partendo dal fatto che una dottoressa in biologia, Annarita Centonze di Lecce, sta già lavorando come responsabile nel laboratorio dell’Ospedale di Luanda, vorremmo associarle uno o due insegnanti capaci di incoraggiare e sostenere i giovani maestri che hanno organizzato tante piccole scuole nei quartieri più poveri.
La prima cosa da fare è acquistare una casetta che permetta ad Annarita e compagni di sistemarsi nel quartiere, in mezzo alla gente, accanto alle famiglie.
In un fax che mi ha inviato alla fine dì ottobre, Annarita mi diceva di averne individuata una molto adatta allo scopo, Con un po’ di trepidazione aggiungeva “Ci vorrebbero 14 mila dollari!”.
Io l’ho incoraggiata a procedere nelle trattative. “Non aver paura, fa’ in modo che per Natale sia acquistata. Sarà il dono garantito dagli amici di Shalom!”
Vorrei che vi sentiate sempre più partecipi della scelta importante che stiamo facendo da alcuni anni: il coinvolgimento dei Laici nella Missione. Infatti l’Africa, che sta tentando con enorme fatica di costruirsi un futuro, manca spesso dei quadri professionali necessari. Molti dei suoi figli migliori sono scappati all’estero per evitare persecuzione e morte; un numero enorme sono spariti durante le guerre di questi ultimi 30 anni.
Il nostro andare in Africa, come Laici, in questo momento storico ha lo scopo essenziale di dare coraggio alle giovani generazioni africane che si trovano ad affrontare una sfida per alcuni aspetti troppo grande per le loro forze. L’Africa ha voglia di crescere; oltre agli aiuti materiali oggi ha bisogno soprattutto di “amicizia e di compagnia solidale” per affrontare un cammino che sarà lungo e pieno di difficoltà.

“Il miglior servizio che l’Europa possa rendere ai Paesi più sforniti è la formazione di un Laicato cristiano convinto, competente e responsabile” . Cosi si esprime Mons. Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kisangani, a suo tempo strenuo oppositore di Mobutu.
Sempre secondo Mons. Monsengwo si tratta di “reinventare la Missione”. Di intensificare lo scambio tra le Chiese d’Europa e d’Africa fino a creare una sorte di Comunione o di “Parternariato” a tutti i livelli, con uno scambio che tocchi qualsiasi aspetto della vita della Chiesa e della Società, con una “circolarità dei beni e delle esperienze che arricchirebbero tutti.
Il coraggioso vescovo africano è arrivato a dire che questo scambio fra le Chiese d’Europa e d’Africa deve avvenire nelle due direzioni: non solo dal Nord (il nostro mondo) verso il Sud (l’Africa e i paesi poveri); ma anche viceversa dal sud verso il Nord; dai poveri verso i ricchi.
Dal basso verso l’alto! Non è lontano il tempo in cui i missionari del Sud del Mondo ricambieranno a noi il dono del Vangelo arricchito dalla loro esperienza.

Anche se la maggioranza dei Missionari è costituita ancora da Sacerdoti e religiosi, c’è un fatto interessante poco conosciuto: in questi ultimi 30 anni ben dodicimila Volontari hanno offerto un servizio in terra di Missione. E’ vero che molti l’hanno fatto con motivazioni non sempre limpide ed evangeliche, pero i dati mostrano che la voglia di solidarietà esiste; c’è gente che ha tanta esperienza umana e professionale da condividere; ci sono medici, insegnanti, operai e artigiani che con la loro dedizione e competenza possono trasformare la vita dì intere comunità umane.
Si tratta di creare gli spazi e i programmi adatti per valorizzare queste energie.
Per ora siamo solo agli inizi, vi terrò informati di quello che riusciremo a combinare, in questi mesi, sia in Italia e sia all’estero.

I VOSTRI DONI
All’inizio del ’98, dopo le feste natalizie, abbiamo svuotato la cassa di Shalom e abbiamo trovato la simpatica somma di £. 35.000.000.
E’ stata suddivisa in parti uguali tra le varie Missioni che seguiamo in modo particolare:
– Burundi per i disperati del Nord (Mabayi), tramite le Suore di Madre Teresa.
– Congo (ex Zaire), per la formazione dei Missionari Africani.
– Uganda: a padre Piero Ciaponi, comboniano, fratello del nostro Don Gianfranco.
– Kenya: per l’enorme realtà di Kariobangi-Korogocho.
– Laici Missionari Comboniani: il nuovo impegno che seguo dal 1996.

Inoltre con altri aiuti straordinari arrivati in occasioni diverse, ho potuto rispondere con tempestività ad alcune emergenze, secondo lo stile di Shalom e l’eredità preziosa lasciateci da Don Giuseppe: nessun missionario che bussa alla nostra porta deve tornarsene a casa a mani vuote.
A proposito di impegno mi piace segnalare quello di un bel gruppo di famiglie, lo “zoccolo duro” di “Shalom” che ormai sono regolarissime nella autotassazione mensile; e poi la fantasia di altri che hanno saputo trasformare momenti di festa (matrimoni, anniversari, concerti di musica, ecc,) o addirittura il momento della spesa quotidiana in altrettante occasioni di solidarietà per la Missione. Si tratta di uno stile di vita “alternativo” che si sta diffondendo sempre più specie fra i giovani, l’arte cioè di tingere di “sobrietà e solidarietà” i momenti più importanti o più belli della nostra vita.

Vi auguro un Natale illuminato dalla presenza del Signore
Cosa sarebbe la nostra vita senza questo grido di gioia che ha squarciato la notte: “E’ nato per voi un Salvatore! In Betlemme di Giuda?”
Fategli il posto che si merita. Non facciamo l’enorme sbaglio dei sapienti, dei politici e dei preti di Gerusalemme troppo presi dai loro interessi e troppo sicuri delle loro convinzioni.
Le Scritture erano chiarissime, i testimoni tanti e preziosi, come mai solo i poveri e i lontani hanno accolto la splendida notizia che avrebbe cambiato la vita e la Storia dell’Umanità?
Dopo l’Epifania apriremo ancora la cassa; sono sicuro che non mancherà il vostro dono con il quale, oltre che a pagare la casa in Angola, potremo dare un bel sostegno al progetto Laici che si sta avviando. A presto.

Intanto bravi a tutti. Forza e Shalom!
Vostro

p. Gianni

Topics: Lettere dall'Italia, Lettere Natale | No Comments »

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