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Santo Natale 2007

By admin | dicembre 25, 2007

Natale 2007

Carissimi,
con questa edizione straordinaria, “Shalom” cambia il titolo e diventa “Pane Spezzato”!
Perché mai?
C’è una prima novità che riguarda proprio questa “lettera”: d’ora in avanti, oltre all’edizione cartacea che avete fra le mani, uscirà in contemporanea anche una edizione “telematica”. Due giovani “esperti ” hanno creato un “sito” (che si chiama www.panespezzato.it) dove, chi possiede un computer, potrà leggere non solo questa lettera , ma anche quelle uscite negli anni passati, quando ero in Burundi (1969-73), in Zaire (1982-90) e in Kenya (1991-96). Ognuno potrà liberamente intervenire e dialogare in rete; così la nostra proposta di attenzione e di impegno per l’Africa e la Missione potrà allargarsi e raggiungere altre persone.
Naturalmente, per chi non usa il Computer, la lettera agli amici continuerà ad essere stampata e inviata per posta a chi lo desidera. Ed ecco la seconda novità: il mio servizio in Italia è terminato e fra poco ripartirò per la Missione all’estero! All’invito a ritornare in Congo (l’Ex-Zaire) e in Kenya, dove ho passato anni indimenticabili, si sono aggiunte altre proposte molto belle e provocanti. Non so ancora dove mi manderanno. Il giorno 5 dicembre incontrerò il Superiore Generale e valuteremo insieme la prossima destinazione. Vi terrò informati.
Proprio su questa “partenza” e su questo “pane spezzato” vorrei invitarvi a riflettere alla luce imminente del Natale.
Da duemila anni c’è una grande e bella Notizia da comunicare al Mondo: “A Betlemme, nella “casa del Pane” è nato per noi un Bambino; il Salvatore promesso; il Signore!”
Per trovarlo, i Magi ( cioè i sapienti e gli intelligenti del tempo), sono “partiti” da paesi lontani; carichi di doni e di speranza. I pastori (cioè i semplici, i poveri come tutti noi) anch’essi si sono messi in cammino. Hanno visto il Bambino; l’hanno adorato e il loro cuore si è riempito di gioia.
E’ proprio vero che “a chiunque lo cerca con cuore sincero, il Signore si fa trovare”.
Ma bisogna mettersi in cammino; bisogna “partire”! Magari bisogna cambiare strada e “convertirsi seriamente”, cioè spalancare porte sprangate soprattutto da vecchie ruggini o rancori profondi che impediscono, sia il nostro “uscire” incontro al Signore, sia di accostarci ad altri amici e fratelli anch’essi in cammino verso Betlemme. Se non riusciamo a perdonarci di cuore, rischiamo di essere di ostacolo gli uni agli altri, anche se siamo tutti in cerca di serenità e di pace.
Come missionario, da oltre 40 anni cerco di aiutare la gente, a “mettersi in cammino per cercare il Signore”, a non farsi bloccare da quegli incidenti che capitano in ogni casa; da quelle scelte sbagliate che si fanno in un momento di rabbia, di egoismo o di incoscienza, che spaccano famiglie, amicizie e parentele. Poi si resta bloccati dall’amarezza e dalla paura. E non si ha più il coraggio di fare il primo passo, di mandare un saluto e un augurio anche nei momenti più forti della vita.
Se a Natale arriviamo davanti al Signore da soli e Lui ci chiedesse: “Dov’è tuo fratello?” cosa potremo rispondergli? Coraggio! Non abbiate timore: “aprite le porte al Signore che viene”!
Il Natale può essere per tanti di noi una grande occasione per “ri-partire” verso Betlemme, verso il Signore, liberi dai pesi che ci separano da Lui, e ritrovare la Pace del cuore.
Saputo che sto per ritornare in Missione, qualcuno ha tentato di scoraggiarmi e mettermi in crisi: “Ma dove vai… hai già lavorato abbastanza per l’Africa! Lascia partire i giovani… Tu resta in
Italia! Non vedi quanto c’è da fare? Quanta gente ha dimenticato il Vangelo? Qui tra noi è la vera missione!

In queste parole c’è un fondo di verità di cui sono perfettamente consapevole.
Per molti di noi prevale la fatica ad accogliere il Vangelo, invece che la gioia di fare parte della sua Famiglia, la Chiesa. Abbiamo il cuore ferito; rimandiamo all’infinito un improbabile gesto di riconciliazione e rimaniamo sempre più incastrati dalle mille contraddizioni o incidenti della vita.
Avendo perso i contatti con la Comunità dove si spezza il Pane della Parola e dell’Eucaristia; dove si incontra il Perdono del Signore, dove si rafforzano i legami della famiglia e dell’amicizia, mancano gli strumenti per capire il senso della vita. E si rimane tristi e rassegnati. Peccato!
Ecco allora il senso della mia “partenza” per la Missione. Proprio l’annuncio di “una grande gioia”da proporre ai vicini e ai lontani. “Oggi, a Betlemme, al Cairo, a Milano come a Roma, a Kinshasa e a Sondrio e a Mosca…. è nato un Figlio; è l’Emmanuele, il Signore con Noi”!
E’ una Buona notizia che può trasformare la vita della gente; e la dobbiamo portare a tutti!
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A proposito del “Pane spezzato”. Ho scelto questo nuovo titolo della lettera agli amici , consapevole della forza e del peso di queste due parole.
Di tutte le immagini che esprimono il senso della Missione, quella del Pane riveste un significato particolare. Già nella Bibbia si parla della “manna” miracolosa regalata da Dio al popolo ebreo nel cammino verso la libertà ( Es 16,4 ). La manna ero un dono; ma anche una prova, un invito a non riempire solo il ventre, ma a riconoscere la misericordia del Signore: “Non di solo pane vive l’Uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”! ( Dt 8,3 ).
Nel Vangelo il segno del pane rivela il mistero più profondo della Missione.

Dapprima il dono e la condivisione.
Come ha fatto Gesù, un Missionario che si rispetta, cerca in tutti i modi di “saziare la fame e la sete”della sua gente; “spezzando il pane” che i suoi amici gli hanno messo fra le mani.
“Date voi da mangiare a questa gente”! (Mc 6,37) Il missionario fa come ha detto Gesù: prende quei “cinque pani e due pesci” dalle mani di un ragazzo ( Gv 6,10) e li moltiplica…
Io questo miracolo l’ho visto da oltre quarant’anni e ve l’ho raccontato nelle mie lettere.
I vostri doni, questi “pani spezzati e condivisi” sono pani che fanno miracoli, perché donati con amore; trasformano la vita di migliaia di persone e sono diventati cibo, medicine e scuole. Sono diventati cultura, libertà e dignità.

Ma c’è qualcosa di più forte e di più grande.
Progressivamente, condividendo la vita con i poveri, ho capito sempre meglio una cosa:
un missionario serio non solo condivide tutto quello che ha, ma deve diventare lui stesso “pane spezzato” per la sua gente. La vita non gli appartiene più. La Missione chiede a lui quello che ha chiesto a Gesù di Nazareth, la disponibilità ad essere consumato nel servizio: “prendete e mangiate; questo è il mio corpo dato per voi”! Il massimo che un Missionario può fare per amore.
Capite adesso perché è bene che io riprenda il cammino della Missione? Ma questo vale anche per voi se volete essere amici e discepoli del Signore: siete disposti a diventare “pane buono spezzato e mangiato” da chi vi vuole bene?
Ho voluto comunicarvelo in questa lettera di Natale, perché sappiate che io parto felice anche a nome vostro e vorrei che siate in comunione con me e che “la nostra gioia sia piena”. (1Gv1,4).
Buon Natale e un grazie potente a tutti. Padre Gianni

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