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GIUGNO 2010 – DIARIO DI MISSIONE

By admin | giugno 1, 2010

Bondo, 1 giugno 2010

 

Carissimi,

con la Pasqua ormai alle spalle e una serie di feste una più bella dell’altra: Pentecoste, Corpus Domini e Cuore di Gesù che si susseguono in queste settimane, cerco di aggiornarvi con alcune buone notizie.

            La prima riguarda la mia salute, che è fondamentale per un missionario in Africa. Il mio santo e saggio fondatore, Daniele Comboni, rientrava spesso in Italia per ritemprarsi e per ricaricare l’entusiasmo dei suoi amici sparsi in tutta Europa. Noi cerchiamo di resistere almeno tre anni; ma, sento ormai che, se ci rimani a lungo, soprattutto ad una certa età, l’Africa ti divora.

Ogni tanto mi arriva qualche SMS un po’ preoccupato: “Ma stai veramente bene? Quando verrai in vacanza?”  Provo a rispondere onestamente. Adesso sto meglio, quasi bene. Diciamo che ho avuto un periodo difficile. Anzi molto duro. Ma per un missionario serio fa parte del contratto. Non avevo più forze; dopo un’ora di attività, anche leggera, dovevo buttarmi sul letto per recuperare un minimo di energie… mi sentivo sempre stanco! Alcuni esami clinici hanno evidenziato una  “malaria tifoidea” che probabilmente mi portavo addosso da lungo tempo. Adesso che ne sono quasi completamente libero, posso dire che è stata un’esperienza assai pesante, ma preziosa per capire meglio il comportamento di tanta gente che mi sta attorno.

            Se io con tutte le medicine e il buon nutrimento disponibile ci ho messo così tanto per venirne fuori, posso immaginare la sofferenza di chi non ha i mezzi per curarsi, né una famiglia che lo sostenga, e deve per forza lavorare per sopravvivere. Sto imparando ad essere meno severo nel giudicare chi verso le dieci del mattino, dopo aver iniziato la giornata a stomaco vuoto, scivola volentieri all’ombra di un’acacia, invece di smanettare con la cazzuola o con la zappa. Malaria e fame sono brutti compagni di strada. 

            A proposito di una certa età, ho il piacere di ricordare ai miei amici che il prossimo 4 giugno compio 70 anni. Mi fa una certa impressione leggere le note della Bibbia che dice. “Settanta la vita di un uomo, ottanta per i più forti…”!

            Lascio al Signore il compito di collocarmi nel gruppo che crede. Intanto cerco di resistere con amore in questo angolo di Africa dove mi sforzo di seguire le sue tracce. Lo ringrazio del dono prezioso di questa già lunga esistenza, del dono pazzesco della vocazione Missionaria, della moltitudine di persone che ho incontrato nel mio cammino per il Mondo.

            Con queste lettere cerco di farvi conoscere alcuni aspetti della mia vita, e  manifestarvi la mia amicizia e la mia riconoscenza. Ogni giorno poi, su quella mensa dove il “Pane viene spezzato per la Vita di tutti” vi ricordo e mi metto in comunione con voi. E, in effetti, la Missione che sto portando avanti ha la firma anche dei vostri mille gesti di amore e di solidarietà.

 Grazie e forza a tutti!

                      

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            Da un paio di settimane abbiamo con noi una delegazione di medici Italiani e della Caritas di Treviso, venuti per constatare i lavori della costruzione e incoraggiare il completamento di

un’ opera bella e preziosa: un piccolo Ospedale Rurale, che sarà gestito dalla Diocesi di Bondo, nel quadro generale della Sanità Congolese. Il Progetto nato nel 2007 come scambio fra la Chiesa di Treviso e quella di Bondo, nel mese di dicembre scorso ha ricevuto dal Governo Italiano un prezioso sostegno con l’invio di un Tecnico Volontario. In sei mesi si sono recuperati anni di incertezze e di ritardi. Ormai siamo alla fine della prima fase, con la struttura muraria completata. La seconda fase, che prevede ancora tanti aspetti importanti: porte e finestre, luce, acqua, cucine, servizi e tutte le attrezzature sanitarie adeguate, richiederà ancora tempi e mezzi notevoli. Speriamo che il tecnico, Beppe Solfrini, un simpatico romagnolo che ha girato mezzo mondo, possa ritornare per una seconda “missione” e magari per la fine dell’anno a Bondo ci sarà una nuova struttura sanitaria con il simpatico nome di “Ntongo Etani”, che significa  “Il Mattino si è illuminato”!

 

  A opera finita e attrezzata, la gente non dovrà prendere l’aereo e andare a oltre 500 kilometri, a Kisangani, la capitale della provincia, per una radiografia od una semplice ecografia. Il sogno degli animatori iniziali del Progetto, (un paio di medici, Mario e Sara ed un Architetto, Roberto), sarebbe quello di realizzare una catena di medici competenti nelle varie specialità in grado di offrire alla gente quelle cure fondamentali che cambierebbero la loro vita già così dura per tanti aspetti….Ma si tratta di un sogno difficile da realizzare. Bondo è fuori dal mondo. Solo per arrivarci  è un’impresa che richiede tempi e mezzi notevoli. Ricordo che io stesso, per raggiungere Bondo da Kinshasa, ho impiegato 18 giorni: tempi enormi e inaccettabili anche per i nostri medici europei più generosi.  Ben presto si dovrà affrontare poi una sfida enorme:  come fare arrivare i macchinari preziosi e necessari. L’unica ragionevole soluzione sarebbe l’aereo; ma con prezzi da capogiro.

E dire che basterebbe uno, un solo volo di quegli aerei che trasportano carri armati e soldati a fare assurde operazioni militari in oriente;  un solo volo, e la vita di migliaia di persone potrebbe cambiare radicalmente.

            Che non ci sia qualche generale in pensione con esperienza e tempo da inventare una “Operazione: Mattino Illuminato” nel cuore dell’Africa? Se li conoscete provate a farli sognare.

 

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            Da un paio di mesi è rientrato dall’Italia il nostro fratello Tony Pianini, il famoso costruttore di ponti nella nostra Zona. Il tempo di guardarsi attorno e subito si è rituffato in questa impresa che rimane forse una delle più importanti della collaborazione della Chiesa con il Paese reale, con i bisogni della gente. Senza ponti solidi non si passa. Né per annunciare il Vangelo e neppure per evacuare i prodotti della popolazione. Ma per fare i ponti ci vuole il cemento. Pensate all’assurdità che stiamo vivendo. Per acquistare il cemento bisogna andare fino a 380 kilometri da Bondo, a Bumba, un porto sul grande fiume Congo, dove arrivano i battelli da Kinshasa.

Bisogna andarci in moto, perché la strada e i ponti sono impraticabili. Ma per il trasporto bisogna organizzare delle autentiche spedizioni con le biciclette. Ognuna trasporta due o perfino tre sacchi….pensate, fino a 100/150 kili! Un Viaggio che dura da 6 a 10 giorni e porta il costo di un sacco di cemento, qui a Bondo, a 57 dollari…Ma è mai possibile che i poveri siano strangolati anche sui materiali essenziali per il loro minimo sviluppo?

 

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Stiamo per raccogliere le arachidi e il mais seminati nel mese di febbraio nelle due piantagioni che abbiamo sviluppato da un anno a questa parte. Tra le piante di caffè e di palme da olio e di Jatropha, che sono attualmente ancora piccole, c’è spazio per alcune culture preziose per la vita di ogni giorno. Se la pioggia continua bene, come è stato fin’ora, sarà una buona stagione. Farò il possibile per raccontarvi e documentarvi questo progetto che, attraverso il lavoro della terra, permette a un sacco di gente, e a un bel gruppo di studenti, di superare momenti difficili nel loro cammino quotidiano.

Anche qui siamo ormai in clima di esami. E di colpo gli studenti si sono fatti seri e concentrati.  Parecchi si inventano dei “ritiri” speciali di gruppi di studio. Il loro sogno è un diploma di stato per avere aperta la strada all’Università.

Ma il Congo, che il 30 giugno celebra 50 anni di indipendenza, fa un po’ fatica a concretizzare i sogni delle sue nuove generazioni. Noi, senza illusioni, ma con amicizia cerchiamo di camminare insieme.

Ciao a tutti e a presto. Vostro p. Gianni

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