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Isiro (Zaire), Natale 1989

By admin | dicembre 25, 1989

S H A L O M ….. sui passi di chi costruisce la  P A C E !

Isiro (Zaire), Natale 1989

Carissimi,

sulla spianata del vecchio areoporto abbiamo avuto oggi una splendida celebrazione: decine di migliaia di persone, 35 Vescovi, il Nunzio del Papa, un mare di preti e suore venuti da tutto lo Zaire, hanno ricordato il 25° anniversario della morte di Anwarite, una giovane Suora martirizzata dai ribelli Simba nel 1964.

In mezzo alla folla era presente anche la Mamma della Beata, ormai abituata a questo tipo di gioioso tributo popolare per la sua Clementina; oggi santa e venerata da tutti, ma a suo tempo ragazza ribelle e vivace, scappata di casa per entrare in convento senza il suo permesso.

Dando il giusto rilievo ad Anwarite come modello per la giovane Chiesa zairese, non si sono dimenticate le oltre 500.000 vittime di quella ribellione che per parecchi anni ha tormentato il paese da poco avviato sulla strada dell’indipendenza. Ogni Comunità cristiana, ogni gruppo sociale, ogni clan, ogni istituto missionario potrebbe presentare la sua lista di martiri e celebrarne la memoria; anche noi Comboniani abbiamo perso in quel frangente ben quattro confratelli. Sangue nero e sangue bianco, sangue innocente e sangue colpevole è stato versato a fiumi: gente del popolo, capi, catechisti e maestri, Suore e Missionari, ribelli e soldati regolari sono stati accomunati in una specie di olocausto che a distanza di tempo acquista ora il suo pieno significato.

L’Arcivescovo Monsengwo, presidente della Conferenza Episcopale, ha parlato di una «fraternità irreversibile», di una specie di patto di sangue celebrato tra lo Zaire e i Missionari venuti per annunciare il Vangelo. Un patto sacro che lega ormai questa giovane chiesa alle nostre antiche comunità cristiane per un cammino nella Comunione.

Secondo questa logica i Missionari sono entrati a far parte integrante della Chiesa dello Zaire e partecipano con essa allo sforzo di «far prendere radici profonde» al Vangelo accolto da oltre un secolo.

Stiamo vivendo un periodo storico molto delicato.

Infatti la Chiesa è immersa in una realtà sociale ed economica piena di tensioni e di contraddizioni che si riflettono anche nelle persone e nelle Istituzioni ecclesiali.
Lo sforzo di esprimere in uno stile africano i valori del Vangelo saranno anche sinceri; ma le difficoltà sono davvero tante. Se la Chiesa cattolica possiede un certo prestigio e una sua forza morale, lo deve soprattutto al gruppo di Vescovi che l’hanno guidata in questi anni di indipendenza politica. Anni di notevole impegno, di ricerca e di creatività pastorale.
Anche dal confronto diretto con le pretese del Partito Unico, i Vescovi sono usciti con onore. Purtroppo tale prestigio e tale forza non sono così evidenti nelle nuove generazioni del Clero diocesano; ci sono segni di incertezze e di debolezze; si fa fatica a rimpiazzare i Vescovi che muoiono o si ritirano.

Ecco perché la Conferenza Episcopale ci chiede una disponibilità a restare a lungo; ci chiede di condividere in profondità la fatica dell’Incarnazione del Vangelo e di non scoraggiarci di fronte alle difficoltà che possiamo incontrare.

A proposito di difficoltà.
A partire dal mese di aprile ’89, inspiegabilmente, i salari dei nostri Insegnanti sono stati bloccati a un livello del 12% inferiore a quello dei loro colleghi di altre Zone.
Tutti i tentativi fatti per sbloccare e chiarire la situazione, i ricorsi, i rapporti, le delegazioni inviate presso il Commissario di Stato all’Insegnamento, non hanno prodotto alcun risultato.

Esasperati per questo sopruso e delusi per la mancanza di un dialogo sincero, gli Insegnanti hanno sospeso il lavoro per alcuni giorni. Hanno davvero rischiato grosso, perché qui in Zaire il diritto di sciopero non esiste.
Per colmo dell’ironia c’è una massa di impiegati, funzionari e agenti dello Stato che non fanno assolutamente nulla, a parte la presenza all’alzabandiera mattutino.

Tutte le Autorità vedono e sanno e tacciono; ma alla fine del mese i salari arrivano ugualmente.

Per gli insegnanti invece, senza dubbio la categoria che porta uno dei pesi più grandi della società, gli alibi non sono possibili e i salari restano troppo bassi rispetto agli altri. Si tratta di una grossa ingiustizia che il Governo difende con arroganza; invece di inviare qualcuno a dialogare e a tentare una spiegazione, il Commissario di Stato ha telegrafato una minaccia di licenziamento in massa.

Speriamo che la beffa non duri più di tanto.
Ne andrebbe di mezzo anche l’onore della Chiesa che è costretta a gestire le Scuole secondo una Convenzione che lo Stato ha firmato, ma rifiuta di rispettare.

Altra grana: il BAC (traghetto) sul fiume Uele, che collega la nostra zona con la grande strada verso Isiro, è sprofondato nel fango. È un guaio che ci obbliga a fare un enorme giro di oltre 250 km. per passare il fiume all’altezza della Missione di Amadi.

Ma anche qui la situazione non è affatto sana; le strutture in legno e in ferro del BAC sono corrose e si stanno disfacendo. Siamo al limite di rottura; da un giorno all’altro questa uscita di sicurezza potrebbe essere bloccata.

Quale giustizia?

Il 24 novembre scorso era  la festa della Repubblica; (si dice così anche se qui c’è un Maresciallo supremo che pretende di guidare il Paese da solo)!

Per fare un po’ di scena, impressionare la popolazione e magari guadagnarsi un po’ di onore nel suo ruolo di Magistrato, il Commissario della nostra Zona di Ango ha presentato in pubblico un «Uomo-dell’acqua» accusato della morte di parecchie persone. Secondo le credenze popolari qui non esiste l’annegamento per incidente; chi muore nell’acqua è preso, trascinato giù sott’acqua da una razza speciale di uomini chiamati «Bato na mai» oppure anche «Uomini coccodrillo». Essi avrebbero la capacità unica di vivere in immersione, di fare i loro incontri segreti e di decidere, appunto, come eliminare determinate persone su indicazione di certi stregoni pagati per questo: l’accusato sarebbe stato uno di questi uomini dell’acqua.

L’ho contemplato a lungo: un povero uomo, magro, sporco e segnato dalle percosse ricevute in prigione.

Mentre l’uomo mostrava con fierezza e incoscienza i suoi strumenti, probabilmente intrappolato nel suo ruolo di uomo-della-magia e incosciente del rischio che correva, la folla eccitata scaricava su di lui la propria ambigua indignazione: «Uccidilo! Toglilo di mezzo! Via, uno di meno!».

Il Commissario sembrava gustare il proprio trionfo.

Ma mentre i soldati riportavano l’accusato in prigione, mi domandavo chi fosse la vittima e chi fosse il vero colpevole. Quante sfide del genere attendono ancora la Missione. Quanti strati di pregiudizi, ignoranza, paure e incrostazioni secolari impediscono l’accoglienza di quella Parola che libera la Persona umana e l’aiuta a scoprire la sua dignità.

*      *      *

Vorrei terminare con una nota positiva; con una piccola bella notizia che vi assicuri che i sacrifici fatti in questi anni non sono andati persi.

Ricordate, dall’ultima lettera, le difficoltà che i nostri finalisti avevano dovuto affrontare per gli Esami di maturità? Ebbene i risultati hanno superato tutte le aspettative: ben 6 candidati su 8 sono stati promossi.

Un successo invidiabile per una scuola di campagna che per la prima volta inviava i suoi candidati ad una prova così impegnativa.
Una ricompensa meritata per i sacrifici compiuti dai ragazzi e un incoraggiamento a investire nelle nuove generazioni. Il futuro dello Zaire è in gran parte ancora lì, seduto sui banchi di scuola; ma va aiutato a prendere coscienza della sua dignità e della sua Vocazione.

*      *      *
Ci arrivano notizie di ciò che sta accadendo nei Paesi del blocco comunista orientale.
L’esplosione di libertà che irrompe nelle strutture politiche e sociali di questi popoli è uno di quei «segni» che il Signore ci invita a leggere con occhio intelligente. È una grande lezione di speranza anche per la nostra Africa maltrattata e oppressa.

È il Regno che fa un passo avanti; è la Salvezza che acquista una dimensione e un volto concreto.
I popoli hanno bisogno di libertà per costruire la loro identità e la loro Storia; ma soprattutto per camminare verso l’unità e la fraternità. Questo è il progetto del Dio-che-salva; del Dio che viene a visitare la terra.  Per milioni di persone quest’anno il Natale di Cristo avrà il sapore di una autentica rinascita alla vita.

Se stanno saltando le barriere di ferro e di cemento che dividono i popoli, tanto più dovrebbero sparire quelle strane barriere che esistono dentro di noi, ci dividono gli uni dagli altri e ci separano dal Signore.

    «Via dal cuore tutte le barriere inutili!»
Questo è proprio il Capolavoro, il Super-Dono del Natale.
È l’invito dei grandi Profeti e della Chiesa.
Ed è anche il mio fraterno Augurio.

Buon Natale! Buon Anno! SHALOM!

P. Gianni

Topics: '82 - '90 Congo, Lettere Natale | No Comments »

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