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Burundi, Luglio 1970

By admin | luglio 1, 1970

G.A.M. ’12  “Un impegno efficace al servizio della Vita!”

Burundi, Luglio 1970

Carissimi,
sono a  trecento chilometri da Mabayi, in uno splendido angolo del Burundi: ma soltanto per alcuni giorni. Ufficialmente sarebbero i miei Esercizi Spirituali; in pratica sono anche le uniche ferie possibili quest’anno. O meglio una settimana di riflessione e di calma per mettere in ordine tante cose.
Domenica scorsa, con le Comunioni solenni di 350 ragazzi, abbiamo praticamente chiuso il ciclo pastorale-lavorativo dell’anno. Adesso tiriamo le somme e mettiamo le carte a posto. C’è giusto il tempo di respirare un po’, di prendere una settimana di riposo e di preghiera. Intanto il lavoro normale continua, e fra due mesi scuole e catecumenati riprendono a pieno ritmo; abbiamo in mente alcune novità impegnative soprattutto per potenziare il piano di alfabetizzazione che ormai è avviato.
Cercheremo di andare subito in profondità, sia per quanto riguarda i programmi, sia per la preparazione dei maestri. Ma è un affare serio che ci riserverà delle grosse sorprese.
*      *      *
Da qualche tempo c’è una spina nuova che ci preoccupa un poco.
Le macchine della Missione stanno invecchiando e minacciano di farci tribolare; in questi mesi ci hanno dato dei grossi dispiaceri che, tradotti in cifre, passano il mezzo milione di lire.

Il primo guaio è capitato a me. Proprio con la Land-Rover, la regina della savana, come ci si diverte a chiamarla. E’ forse una delle cose migliori che gli Inglesi hanno saputo fare per le colonie.
Finché va bene è una gran macchina! Dire che va dappertutto è poco. Bisogna vederla scalare le montagne su strade impossibili, su sentieri ripidi con pietre e buche enormi; le asperità più severe non le fanno neppure il solletico! E i pesi che porta … 6 o 7 quintali come niente: una vera provvidenza per noi, costretti a rifornirci fino a Bujumbura. Torniamo a casa sempre con una montagna di roba: scatolame, viveri, stoffa, ostie per la Messa, cemento, petrolio, chiodi e tante altre storie utili a noi e agli altri.  Naturalmente noi le vogliamo bene e la trattiamo con cura.
Ma un giorno mi ha tradito sulla strada del ritorno.

Avevo lasciato da vari chilometri la Missione di Cibitoke e andavo deciso verso le montagne. C’erano con me anche due Suore burundesi. Sapevo che a Mabayi padre Mario era già partito per un lungo safari e padre Eugenio, il nuovo arrivato, mi aspettava per uscire a sua volta in un’altra succursale: non potevo assolutamente ritardare.
Ma tacchete … proprio alcune decine di metri prima della salita, sento che una ruota annaspa male e l’auto sbanda: “Ci siamo; una foratura!”.
Cerco di prendere la cosa con calma. Un gruppo di curiosi si avvicina e un paio di giovanotti si offrono per darmi una mano. Il sole è già rosso all’orizzonte e bisogna fare presto. Cambiamo la ruota e partiamo quasi subito salutando tutti allegramente. Ma il saluto mi muore in bocca: appena avviato uno strano sferragliamento della macchina mi allarma: “Cosa è sta storia?”. Mi arresto, rifletto un attimo e riprovo adagio adagio …  “Mamma weeh!”. Il terribile rumore si ripete e già sento un sudore freddo sulle tempia. “Stavolta è grave!”. L’auto si muove a strappi, e non voglio insistere. Guardo le Suore, la gente e il sole che sparisce all’orizzonte; mi cascano le braccia sul volante.

Mabayi è troppo lontana. Fra un quarto d’ora è notte e padre Eugenio sarà presto in ansia. Devo trovare una soluzione.
Richiamo i due giovanotti di poco prima e mostro loro un biglietto da cinquanta franchi.
“Volete fare un salto a Cibitoke dai Padri?….”. Guardano il biglietto e si stringono nelle spalle: “Ma Padre, Cibitoke è molto lontana; adesso viene notte, come si fa? E poi sai, ci sono le bestie in giro …”.
Ma il rifiuto non è deciso. Per cui preparo svelto un messaggio per i miei confratelli, aggiungo altri dieci franchi per una birra e li accompagno per un buon tratto: “Fate presto, mi raccomando”. L’idea di passare la notte in quella condizione non  mi convince. Oltre alle bestie ci sono anche i malandrini che hanno il fiuto buono. Mi siedo su un tronco di fianco alla strada e la suora si avvicina con un pane e una Coca-cola presa chissà dove: “Prendi Padre, dovremo aspettare un buon momento!”. Mangio e bevo come un automa, svogliatamente; intanto la gente è rientrata nelle capanne. Restiamo soli.

Due ore e mezza di attesa.
Stufo morto mi stavo appisolando, quando i fari di due automobili mi hanno fatto scattare in piedi. Padre Ettore e Fausto arrivano con cavi di acciaio e ogni sorta di attrezzi per trarmi d’impaccio. Ma non c’è stato verso. La macchina non si muoveva più. Allora l’abbiamo svuotata e, ben chiusa, l’abbiamo lasciata sola sotto le stelle. Una settimana dopo l’ho caricata su un camion di passaggio e via a Bujumbura. Laggiù il meccanico si è dato da fare per due giorni; ma nessuno aveva i pezzi di ricambio necessari; a farli venire per aereo dall’Europa ci voleva un capitale … per nave neanche a parlarne; quando ormai ero rassegnato al peggio, un amico mi ha portato in periferia della città: “Vieni con me, da Melo, il Portoghese!”.
Un garage enorme, un cimitero di auto di ogni sorta; passando fra quella montagna di roba mi è ritornata la speranza … Dicono che Melo sia un bandito, un esperto in affari loschi; io so che per venirmi incontro ha demolito una vecchia Land-Rover e il giorno dopo avevo in mano i pezzi necessari.
Non lo dimenticherò facilmente.

*      *      *
Quello che ci è capitato con l’altra macchina sa piuttosto di una beffa cattiva della sorte. Si tratta di una VOLVO svedese, formidabile pure quella e all’altezza delle situazioni più difficili. Ha nelle ossa centomila chilometri di strade africane; da un anno avevamo ordinato in Europa alcuni pezzi importanti per ringiovanirla un po’.
La cassa arriva. Per buona fortuna la dogana non infierisce e noi tutti contenti andiamo dal meccanico. Joseph osserva la cassa e poi ci guarda con aria di compassione. “Ma padre, cos’è questa roba?”.
Non capisco la domanda. Allora mi spiega: “Vedi Padre; questi pezzi sono per un grosso camion di dieci tonnellate; più della metà non ti serviranno a nulla; qualcuno si è sbagliato nel fare l’ordinazione!” E’ come una sberla improvvisa; ma riesco a stare calmo. Pazienza, cercheremo di risolvere il pasticcio in un altro modo. Ricarico ogni cosa e ritorno a casa piano piano …
A cinquanta chilometri da Bujumbura una prima foratura. Cambiamo svelti la ruota; ma osservo che i copertoni sono un po’ consumati. Chissà se arriviamo fino alla Missione di Kabulantwa. Via di nuovo più adagio; così lenti che mi viene sonno. Incrociamo un grosso camion; l’autista mi saluta e mi fa un cenno strano indicando le ruote … mi sporgo dal finestrino e resto allibito: un copertone ha ceduto. Esploso letteralmente; la camera d’aria sporge in due o tre bolle enormi e sfiora continuamente le pietre; per un miracolo ha resistito fino a quel punto.
E’ inutile continuare. E’ solo mezzogiorno e che Dio ce la mandi buona.
Dopo solo mezz’ora di attesa un ciclista solitario ci toglie d’imbarazzo.
Preparo il solito messaggio disperato e dopo un’altra mezzora P. Renzo di Kabulantwa arriva con la sua Peugeot. Una volata a Buja, due copertoni nuovi e alle nove di sera sono a Mabayi.

*      *      *
Adesso anche delle macchine sapete qualcosa. Davvero non si potrebbe tenere a bada tutto il lavoro della Missione senza questo aiuto insostituibile. Ormai è questione di ritmo. I molteplici impegni hanno convinto i missionari ad attrezzarsi seriamente; il fatto è che anche le macchine dei missionari invecchiano e devono benzina e soldi! Non sono spese gloriose … d’accordo; non ci saranno lapidi-ricordo per chi ci sostiene in queste umili necessità quotidiane.
Ma il nostro lavoro ne è condizionato assai.
Pensateci sul serio.
Intanto statemi bene e passate delle buone vacanze, possibilmente dove c’è molta pace e tanto ossigeno per voi e i vostri bambini. Chissà che fra non molto vi possiamo offrire “Un’estate in Africa” a prezzo familiare.
Non dimenticate il vostro impegno.
A risentirci presto. Forza! Grazie e ciao a tutti.

P. Gianni

Topics: '68 - '73 Burundi | No Comments »

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