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Mabayi (Burundi), 8 Giugno 1970

By admin | giugno 8, 1970

G.A.M. ‘12 UN IMPEGNO EFFICACE AL SERVIZIO DELLA VITA

Mabayi (Burundi), 8 giugno 1970

Carissimi,

tenete a mente questa data. Proprio oggi quattordici operai hanno incominciato i lavori a Kirehe, dove sorgerà la bella scuola progettata da tempo. Non potevamo rimandare oltre.
La stagione delle piogge sta finendo proprio adesso, con qualche giorno di ritardo. Abbiamo davanti a noi solo tre mesi di tempo; ma a settembre non vogliamo che, per la scuola, i ragazzi cristiani si ritrovino metà in Chiesa e metà in una catapecchia. In quel modo non potranno mai imparare bene.
Anche i maestri si lamentano ed hanno ragione.

La gente di tutta quella zona l’abbiamo messa un po’ sotto pressione da tempo e qualcosa hanno
fatto: più di tremila blocchi sono pronti sulla collina e altri mille li stanno preparando. Hanno già tagliato anche gli alberi per le capriate e stanno portando sabbia e pietre a tutto spiano.
Gli operai si sono costruiti una casetta provvisoria. Resteranno a Kirehe dal lunedì al sabato e in
quei giorni dovranno rinunciare per forza alla birra e alle donne (le loro!); chissà che almeno rendano un po’ di più del solito. Per incoraggiarli abbiamo proposto una «trasferta» quotidiana di dieci franchi: in pratica un aumento paga del trenta per cento; hanno accettato.
Come il solito, siamo «partiti» senza eccessiva preoccupazione per i soldi, ma un’occhiata alla cassa ci aiuta ad avere idee più concrete.
Il progetto è semplice e bello; già sapete che possiamo realizzarlo con tre milioni di lire italiane. A tutt’oggi GAM ’12 ha messo nel sacco un milione e mezzo; sapendo da che tasche escono quei soldi, diciamo pure che è un bel colpo. Ma non basta: è solo metà! Se qualcuno è in ritardo o ha perso il passo è bene che recuperi svelto… il «rush» finale deve essere degno dell’impegno che avete messo fino ad ora.
Forse la cosa più bella che possiamo fare tutti in queste vacanze, è trovare altri amici che aggiungano fedelmente la loro pietra alla nostra costruzione.

Kirehe, lo sapete bene, è soltanto una tappa, la terza, del piano di «alfabetizzazione e educazione di base» che stiamo realizzando. Fra pochi mesi non ci deve essere nessun ragazzo che perde tempo nei campi o a pascolare le vacche per mancanza di posto nelle scuole.
I primi due settori, Rurinzi e Butahana sono in fase di rifinitura: quattro belle aule che a settembre saranno piene di ragazzi. Come attrezzatura didattica siamo ancora a zero; ma proprio in questi giorni mi è arrivata la notizia che una gentile persona invierà al GAM 50.000 lire ogni mese: ha voluto quasi adottare questa massa di scolaretti , che invece di un mozzicone di gesso per scrivere e di un tronco di albero per sedile, avranno: lavagnette, matite, libri e banchi in quantità.

Vi ho segnalato questo caso di aiuto straordinario a titolo di incoraggiamento; «colpetti» del genere ci permettono di impostare un certo lavoro anche a lungo termine, con la speranza di ottenere un progresso più efficace.
Ma veniamo a noi!
Qualcuno vedendo il mio silenzio prolungato ha fiutato il momento critico e mi ha scritto: «Forza Gianni… ci siamo ancora… Coraggio!».

Altri amici, qui in Africa, mi avevano avvertito per tempo: «Vedrai Gianni – mi dicevano – quando incomincerai il lavoro in pieno, ti mancherà il tempo e la voglia di scrivere. L’Europa si farà sempre più lontana… gli amici si dimenticheranno, e tu riuscirai appena a farti vivo con due righe ogni tanto!».
Mi sembravano esagerati; ma ora mi accorgo che avevano ragione.
La vita africana, soprattutto in questi primi anni, ha la forza di assorbire talmente la tua vita che non ci si rende più conto né del tempo che passa né degli amici che aspettano… Messo alle strette e dovendo fare una scelta, ho preferito fare aspettare un po’ voi di lassù; qui la gente è da secoli che aspetta; spero che non me ne vorrete.

Fare il missionario è bello; è un lavoro che appassiona; ma fa pensare e soffrire: niente di strano allora che ci siano dei momenti di stanchezza e di incertezza. Proprio quando ti pare di voler bene alla gente, ti sforzi di capire i loro veri bisogni e cerchi di aiutarli seriamente, proprio allora scopri la distanza enorme che c’è fra la tua vita e la loro.
Io sto ancora smaltendo una certa fatica accumulata in questi primi mesi dell’anno. E’ stato un periodo bello e duro nello stesso tempo: una specie di rodaggio intensivo che ha lasciato il segno e mi ha aperto gli occhi.

A Pasqua, ad esempio, abbiamo dato 541 battesimi di adulti: una grossa cifra che non si ripeterà più perché la massa della popolazione delle nostre montagne ormai ha accolto il Vangelo.
A guardare dall’esterno i risultati del lavoro non mancano.
Ma quello che ci preoccupa è un fatto serio: sembra che il Cristianesimo non abbia ancora messo in crisi la mentalità pagana e pigra dei nostri Barundi.
Questa «novità» religiosa è piombata loro addosso con tanti vantaggi umani e materiali che hanno reso assai appetitoso l’annuncio evangelico dei preti stranieri.
Adesso abbiamo una massa di gente che ci pende dalle braccia, che si aspetta da noi tante incredibili soluzioni ai problemi più semplici della vita; dal latte per i bambini, alla pillola per la malaria, al vestito per gli scolari, al sapone per lavarsi, e infinite altre cose… E; noi cerchiamo di scuoterli, di aprire loro gli occhi, di impegnarli il più possibile, di fare decidere a loro ciò che li riguarda direttamente.

E’ un lavoraccio che stanca e che riserva ben poche soddisfazioni immediate.
Ma si sa; a quelle abbiamo rinunciato in partenza. Ad ogni modo, credetelo, un conto è voler bene ai Neri stando in Europa; un conto è voler loro bene qui in casa loro. Nonostante tutta la buona volontà che possiede, anche il Missionario rimane sempre lo straniero, « il muzungu »…(il bianco) oggetto dì rispetto e stima fin quando fa comodo.
Quando l’interesse scompare, anche il dialogo con i cristiani diventa assai difficile. Ci vorranno anni e pazienza.

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Se la regolarità delle lettere non è spettacolare, l’impegno del GAM non fa una grinza. Io cercherò di fare del mio meglio, e so che mi capite; quanto al nostro impegno mensile di preghiera e di vita seriamente attenta ai bisogni dei nostri fratelli, le occasioni sono tante e belle. Non lasciamocele sfuggire. Toccano l’essenziale del nostro cristianesimo e migliorano il mondo che sta attorno a noi: è quanto di meglio possiamo fare.

Come il solito vi saluto fraternamente con una benedizione che vi accompagni a lungo. In gamba e buone vacanze.

Forza GAM! Ciao a tutti.
P. Gianni

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