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Padre Dario Bossi

By admin | novembre 1, 2008

Padre Dario Bossi

Lettere associate:
– Dal Brasile, Padre Dario: gennaio 2008
– Dal Brasile, Padre Dario: Pasqua 2008_1 “Passione di Dio e nostra”
– Dal Brasile, Padre Dario: Pasqua 2008_2 “Risorgere per Passione”

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Dal Brasile, Padre Dario: gennaio 2008

Sette giorni dopo sette anni

Torno a São Paulo per una visita molto breve: in sette giorni cerco di recuperare quello che hanno vissuto molti amici negli ultimi sette anni che ci hanno tenuti distanti.

Prima di tutto cerco i ‘miei’ adolescenti, quelli che accompagnavo passo passo entrando e uscendo dal carcere minorile, dalla favela, da famiglie disastrate che -chissá come- riuscivano comunque a resistere.

E cercando loro cerco me stesso, il senso di tutto il sudore speso in quegli anni frenetici… Cerco un po’ di speranza, qualche segnale di vita, qualcosa che mi dica: “ha senso, continuate cosí!”.

Cerco il senso di proporre la chiesa oggi, il modo di vivere il Vangelo, i luoghi dove Dio abita.

Ma non ho il coraggio, in certi casi, di cercare fino in fondo. I primi amici che tento di rintracciare non si trovano, appaiono solo alcuni, mi raccontano degli altri: tornati in carcere … oppure uccisi dalla polizia o dalle gangues locali.

Rintraccio Fabiana per consolarla: hanno seviziato e ucciso suo marito, papá del piccolo Kauan. Deve averla fatta grossa al Primeiro Comando da Capital, la fortissima mafia locale. Loro non perdonano, e l’esecuzione deve essere esemplare, cosí che tutti imparino.

Mi dicono che in questi ultimi anni la situazione é piú calma: si muore lentamente, perché il PCC non lascia che gli adolescenti si uccidano tra loro in favela (niente confusione quando facciamo affari!). É piú comodo che muoiano lentamente, bruciandosi il cervello con il nuovo e economico modello di droga in circolazione: si chiama lança-perfume, é una pasticca che evapora nell’aria, la metti in una lattina vuota e la respiri, arriva dritta ai neuroni.

Il traffico é sempre piú in mano ai bambini: é comodo e sicuro, la polizia non puó fargli molto.

É urgente, da decenni é urgente investire nelle periferie con una politica pubblica seria: lavoro, educazione di qualitá, salute…

Alcune famiglie, che conosco da dieci anni, non sono cambiate per niente. Dona Ana ora ha 14 figli (altri sono morti), Fernanda e Cidinha sono partite per vivere con trafficanti ‘pesanti’, due piccoli sono in carcere… ma piú di tutti mi impressiona Fernando: in un momento delicato della famiglia aveva tentato di assumere le redini e accompagnare i fratelli, ma presto é scoppiato e, dentro il conflitto persistente di questa vita, non ce l’ha piú fatta. Si é dato fuoco, davanti alla sua compagna… e poi é morto lentamente, in quindici giorni di agonia in ospedale.

Il Cantico dei Cantici dice che l’amore é piú forte della morte, ma in queste strade molti giovani hanno perso il ricordo dell’amore. A dar senso alla vita, allora, resta solo il potere, che é il secondo alimento per chi é in cerca di senso. Nei nostri quartieri si riconosce il potere di chi controlla, guadagna in fretta o uccide nella maniera piú barbara.

Ringrazio Eduardo: da piccolo ha visto morire il fratello (e una pallottola tra le tante aveva raggiunto anche lui, alla mascella)… ma dopo questi anni ha rialzato la testa, lavora, si é innamorato, ha comprato una moto…

Ringrazio André: ancora crede nei giovani e si é immerso in mille attivitá. Era adolescente, dice che ha imparato da noi…

Ringrazio dona Neta: con un marito alcolizzato, un figlio in carcere per droga e due piccoli in pericolo, non ha mai smesso di resistere… e ancora vive!

La Parola di questi giorni invita a ‘mettere al centro’ chi ha la mano inaridita, e per questo non puó accogliere, non riesce a lavorare, non si sente degno nemmeno di ricevere.

La nostra é una vita missionaria che riesce appena a camminare attraverso queste storie. Ha senso solo se mettiamo al centro questa gente. Davanti a noi, davanti alla chiesa, come sfida, grido, denuncia, spavento.
La stessa Parola di questi giorni smonta il sabato e i farisei… accusa una certa chiesa ripiegata sulle emozioni e sicura della sua dottrina. Abbiamo un bisogno incredibile di persone che facciano respirare la nostra chiesa e tornino a raccontare il vangelo nell’incertezza dei piccoli.

Non ci interessa difendere spazi, diritti acquisiti, tradizioni o la nostra autoritá. Non ci interessa affermare chi ha piú ragione, chi conosce la veritá, chi si salverá dopo…

Ci interessa capire cosa voleva dire il Padre con la vita di quel Gesú che camminava in Galilea… e cercarlo di nuovo oggi, risorto nelle persone che non si scoraggiano, che seminano la vita con ostinazione, che si fanno mille domande e le incarnano ritentando ogni giorno.

Ci interessa stringere alleanze con persone che credono cosí… perché quello che ci uccide oggi é l’isolamento, la solitudine che scoraggia, il ‘mondo’ che va da un’altra parte e la corrente che é sempre piú forte, difficile da risalire…

“Vi ho chiamati amici”. Tornando a São Paulo ho cercato e ritrovato questi amici, che insieme credono, lottano, vivono. Alcuni, dalle nostre parti, la chiamano ‘cospirazione della speranza’.
P.Dario – missionario comboniano

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É graça divina começar bem. Graça maior persistir na caminhada certa. Mas graça das graças é não desistir nunca.
(D. Hélder Câmara)

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Quando a verdade for flama nos olhos da multidão, o que em nós hoje é palavra no povo vai ser ação.
(Thiago de Mello)

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Dal Brasile, Padre Dario: Pasqua 2008_1
Passione di Dio e nostra

La passione non é solo un momento particolare dell’anno, una settimana santa che miracolosamente si risolve all’arrivo della Pasqua. La passione è un atteggiamento del cuore.

La pagina più bella del Vangelo che parla di passione è il racconto della donna che entra, con tremore e coraggio, nella sala di uomini seduti a tavola e rompe il vaso con essenza profumata, per ungere Gesù di Nazareth.

La passione di questa donna è più forte di qualsiasi regola, rompe i preconcetti e la paura, non si interessa del giudizio degli altri. Non calcola le spese e non riserva nulla per sé.

Questa icona é simbolo del miracolo più bello della vita: quando un bambino nasce, la donna ‘si rompe dentro’ per donare la luce a una nuova persona.

Frutto della passione-amore, il miracolo della vita esige passione-sofferenza per realizzarsi.

Passione di amore e di sofferenza: non si può distinguere. La creazione geme e soffre le doglie di un parto, perché spunti una vita nuova. Anche Dio soffre ogni giorno, assumendo lo sforzo dell’umanità per difendere la vita.

Donatella, amica che vive da anni a Betlemme nel cuore della violenza imposta al popolo Palestinese, sente questa sofferenza sulla pelle.

A Betlemme Dio continua a soffrire i dolori del parto, tentando di rinascere “nella tristezza di una notte scura, nelle lacrime dei bambini, nelle finestre chiuse per paura, nella pace che non arriva, nelle vittime di ieri, di oggi e di domani”.

Donatella é una delle ‘levatrici’ di quella terra (in Brasile ‘parteiras’): condivide la passione di Dio per far nascere la vita ogni giorno. Per lei, passione significa non dimenticare: “voglio mantenere gli occhi spalancati su questo mondo cosí umano, fatto di penombra e di notti, di amore e di conflitti, di grida e di sorrisi, di lacrime e di dolcezza”.

Essere ‘parteiros’ della vita che ancora non è nata: è questa la nostra passione missionaria! La vita non ci arriva gratis… È un dono di Dio, certo, ma Lui stesso soffre e lotta perché la vita sbocci, sia protetta e si realizzi in pienezza.

Molte volte, nelle contraddizioni violente di questo Brasile, sento il peso della vita che fatica a nascere. Ci sono giorni più sereni, altri che sembrano vicoli ciechi… L’importante secondo me, come dice Donatella, è non permettersi di dimenticare. Caricare permanentemente con noi le attese e le sofferenze di molti, ospitare dentro la nostra esistenza l’esistenza di molti altri. Smettere di vivere da soli.

Quando celebriamo la passione di Dio, facendo memoria nella Messa, ricordiamo sempre l’Agnello di Dio che ‘toglie’ il peccato del mondo. Ma l’espressione esatta sarebbe “Agnello di Dio, che ti fai carico del peccato del mondo…”

La passione di Dio è così: farsi carico delle speranze e del dolore di un mondo che fatica a nascere veramente.

Questa passione non si risolve con la bacchetta magica del giorno di Pasqua. Al contrario, il nostro tempo è come un sabato permanente di attesa, una lunga veglia che si pone tra le ferite mortali del Venerdí santo e le prime luci del Nuovo Giorno. Tra l’amore e la sofferenza, tra la sconfitta e la resurrezione.

Questa ricerca, equilibrio instabile con Dio, mi sfida… e mi appassiona!

Padre Dario – missionario comboniano in Brasile

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Dal Brasile, Padre Dario: Pasqua 2008_2

Risorgere per Passione

Non conosco Dio e non oso definire chi possa essere.
Ma ci sono tre ‘movimenti’ di Dio nel Vangelo che mi conquistano e che ho scelto come punti di riferimento anche per la mia vita.

– Il Dio che Gesú di Nazareth è venuto a svelare è il Dio dell’incarnazione. Impregnarsi di vita, immergersi nella storia, nuotare fondo dentro l’esistenza degli altri e scegliere le storie dei piú poveri e esclusi. È un principio che anche per me ha molto senso.

– Questo stesso Dio vive una passione di amore e sofferenza. Ho giá detto quanto questo mi appassioni.

– Infine, Gesú di Nazareth è resuscitato. In parole piú semplici potremmo dire: la sua vita ha avuto senso fino in fondo.

Proviamo a capire meglio cos’è la resurrezione… (qui nessuno vuole fare teologia: è la povera esperienza di un missionario che si interroga sul senso di quello che sta dicendo alla sua gente!).

Una cosa è certa: non esiste resurrezione senza passione. Cosí come non riceviamo gratis la vita, ma occorre passione e molta cura perché la vita sbocci, anche la resurrezione, vita in pienezza, è frutto di passione.

Quel che piú mi affascina dei racconti di resurrezione è la prova che Gesú usa per mostrare che è tornato a vivere: non chiama in causa migliaia di angeli, né scherza con lampi di luce e di gloria, né si ascolta una voce dall’alto che dice “Questo è mio figlio, oggi l’ho resuscitato”.

No: semplicemente Gesú mostra le mani e i piedi, forati e induriti dal cammino, dagli incontri, dal lavoro. Si resuscita nelle mani e nei piedi: se chiediamo un’interpretazione di questo passaggio ad un lavoratore dei campi nordestino, qui in Brasile, avremo la migliore delle esegesi!

Non c’è resurrezione senza passione; per me significa che resuscita ogni persona che ha lottato, che ha cercato il senso della vita, che ha vissuto con un obiettivo. La resurrezione è la conferma finale che è valsa la pena, anche se nel cuore della vita molte volte non vedevamo vie d’uscita, non trovavamo motivi di speranza.

La nostra sete di vita, sete di Dio, ‘scava dei pozzi’ durante questa esistenza. Nella vita senza fine questi pozzi saranno colmati, ognuno nella sua misura: chi avrá lottato e cercato riceverá in proporzione alla sua sete.

“Una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sará posta in grembo” (Lc 6,38).

Qual è la misura del tuo grembo? Quale la profondità del pozzo che la tua sete di vita sta scavando?

Ci sono persone che saranno ricordate eternamente, per la loro sete di vita: sono testimoni (‘martiri’) della resurrezione. Irmã Dorothy Stang, per esempio, è stata uccisa nel pieno della sua sete, lotta per la terra e la dignità della gente del Pará. Ancora oggi, i suoi compagni di cammino si incontrano tutte le settimane e chiudono le loro riunioni con un momento di spiritualitá irresistibile: dopo l’assassinio della irmã, hanno raccolto in un vaso la terra su cui si è sparso il suo sangue. In cerchio, toccando questo vaso, ogni volta tutti gridano insieme “Dorothy vive! Sempre, sempre, sempre!”

La sete di Dorothy ha ancora senso e continua nella lotta dei suoi amici.
Ci sono altre persone, peró, di cui nessuno si ricorda: poveri, hanno sempre vissuto ai margini e lottato per sopravvivere e garantire vita ai figli e amici. Anche loro resuscitano, perché la sete di vita e di senso riceve una misura di consolazione e pace nelle braccia del Padre, che ama soprattutto i poveri. Anche la vita dei dimenticati ha senso, tra le braccia di Dio.

In qualche modo, quindi, stiamo fin d’ora decidendo se e quanto risorgere.
L’intensitá della vita e la profondità delle risposte che riceveremo dipende dalla passione e dalle domande che scaldano oggi la nostra vita.

Per questo Gesú dice: “Tutti quelli che credono in me non moriranno mai”.

Scegli, dunque, la vita!

Padre Dario – missionario comboniano in Brasile

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