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Santo Natale 2004

By admin | marzo 25, 2004

SHALOM: sui sentieri di chi costruisce la PACENatale 2004

Carissimi,

Inizio questa lettera nel cuore della notte.
Da alcuni giorni sono a Sondrio, nella casa di mio padre. E’ uscito molto debole da una lunga malattia, e temiamo che non ce la faccia a superare questa ennesima prova.

Più volte in questi anni ci ha fatto provare il brivido di vederlo partire…poi si è ripreso miracolosamente. Sta a vedere che anche questa volta ci mette alla prova e supera l’ennesimo ostacolo.
Lo sento a respirare faticosamente nella stanza accanto. Quella grinta che lo ha accompagnato per tanti anni, (93 compiuti a novembre), e l’ha portato con me nel cuore dell’Africa, adesso sta scemando lentamente. Mai come i questi giorni sto scoprendo il significato dell’Avvento, come attesa del “Signore che viene!”. Non già come piccolo Bambino in un contesto di festa e di luci, bensì come Signore della Vita che, nel tempo stabilito, viene a riscuotere i doni (talenti) che ci ha affidato, che viene ad invitarci a “tornare alla casa del padre”
Un invito che ci fa tremare…come mai?

Che strana e fragile fede la nostra, che di fronte al fatto di una vita di che volge al termine, vede soprattutto il dramma della separazione e non la dimensione dell’Invito e dell’Incontro con il Signore della Vita.
Quanto cammino ancora ci resta da fare!

Ho pensato che, per me, quest’anno, il modo migliore di preparare il Natale sia questo di “vegliare accanto a lui”, e, durante questa veglia, scrivere per voi la lettera di Shalom!
Vorrei semplicemente mettere in pratica quello che tante volte ho cercato di annunciare nella mia vita di Missionario del Vangelo: che il Mistero del Natale si immerge in quello di Pasqua; che lo scontro quotidiano tra la Vita e la Morte vede sempre Gesù vittorioso, e con lui sono vittoriosi anche i suoi amici. Al punto che il giorno della loro morte è considerato dalla Chiesa il giorno della loro “nascita” vera!
Ma questo è un discorso da adulti! O meglio, da Santi!
Come Francesco, che parlava ai suoi compagni di “sorella morte” e le andava incontro
sorridendo!
Il Natale, quindi, rimane per noi la Festa della Vita che non è turbata dalla prospettiva della Morte!
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La nostra Africa
Fra i tanti Paesi dell’Africa che meritano la nostra attenzione e impegno per la loro drammatica situazione, ce ne sono alcuni storicamente legati alla storia del nostro Gruppo “Shalom”!
Vi presento alcune richieste accorate che mi sono giunte in questi mesi.

Burundi
Noi Comboniani siamo arrivati nel Paese nel 1963. Una squadra di giovani entusiasti e pieni di iniziative. Dopo anni di intenso lavoro siamo stati espulsi dal Burundi perché difendevamo i più deboli dalle angherie di un governo razzista. Eravamo già stati testimoni dei massacri del 1972; non potevamo nè tacere nè rimanere passivi di fronte alle ingiustizie di un sistema politico che pretendeva di tenere ignoranti e schiavi la maggioranza della popolazione.
Abbiamo tentato in mille modi di istruire la gente, di organizzarla in comunità consapevoli dei loro diritti, di difendere le scuole popolari, di sostenere le iniziative dei giovani. Questo dava fastidio al Dittatore Bagaza, che ci ha sbattuti fuori dal Burundi nel 1997.

Ma anche dopo la nostra espulsione il paese è passato attraverso esperienze durissime di violenza, di lotta per una giusta distribuzione del potere, di sanguinosi scontri razziali.

Dopo circa trent’anni di enorme sofferenza, alcuni tentativi di pacificazione sembrano finalmente portare frutti preziosi: è stata preparata una nuova Costituzione, si è prevista una ragionevole spartizione dei poteri amministrativi e militari, sono stati firmati accordi di pace tra le varie fazioni in lotta. La gente è stanca della guerra, della violenza, del sangue innocente.

La gente vuole la pace. Vuole dimenticare le lacerazioni del passato.
Ma i lunghi anni di violenza e di disordini sociali hanno lasciato profonde ferite. Migliaia di giovani sono rimasti senza una adeguata educazione di base…c’è il rischio che siano tagliati fuori dal processo di costruzione del nuovo Burundi, che restino al margine del processo di pacificazione che si sta mettendo in moto.
Allora abbiamo deciso di dare una attenzione speciale a questi giovani.

Nella zona di Mabayi, la Missione dove io ho operato per cinque anni, dal 1969 al 1973, abbiamo individuato un certo numero di ragazzi e ragazze che, benché già un po’ avanzati in età (sulla ventina) devono completare la loro educazione elementare e acquisire un mestiere per affrontare la vita. Sono stati scelti da persone competenti e responsabili che vivono sul posto e li aiuteranno a seguire programmi adatti a questo scopo.
Questo progetto diretto e personalizzato prevede per ogni ragazzo o ragazza una piccola Borsa di Studio annuale di Euro 100. Praticamente un contributo per la Scuola e gli strumenti di lavoro, che alleggerirà il peso per le loro famiglie.

Un ponte sul fiume API. Repubblica Democratica del Congo

II Congo è un Paese-continente, grande sette volte l’Italia. Possiede ricchezze incalcolabili, minerali di ogni genere, legnami preziosi, fiumi e foreste sterminate.
Una popolazione giovane; una Chiesa viva, con Vescovi e Laici che hanno saputo incarnare il vangelo nella cultura, fino a creare una “liturgia congolese” che è diventata un modello per tanti popoli africani. Dapprima colonia Belga, insieme al Rwanda e al Burundi, il Congo, dopo l’indipendenza del 1960, è passato sotto la dittatura di Mobutu che, per oltre trent’anni, ha saccheggiato le ricchezze del paese accumulando all’estero un’immensa fortuna per la sua famiglia.
Ma è riuscito a mantenere nella miseria e sottomesso nel terrore il suo popolo. Spesso ha perseguitato e bloccato anche l’opera della Chiesa, che pure sostituiva lo Stato nel dare alla gente i servizi fondamentali dell’educazione e della salute.
Mobutu è stato eliminato nel 1997 da Kabila, attraverso un’operazione sciagurata che ha coinvolto parecchi stati confinanti in una guerra che ha prodotto milioni di morti.
La pace, firmata da quattro vicepresidenti, è ancora fragile; la disintegrazione del paese è stata evitata per miracolo.
Purtroppo oggi, invece di un dittatore unico, il Congo ne deve sopportare e mantenere quattro!

Io ho lavorato in Congo (allora si chiamava Zaire), dal 1982 al 1990 e in due momenti distinti, ho avuto la fortuna di avere con me mio padre per oltre tre anni. La sua passione per la gestione della casa e la sua esperienza di muratore è stata un dono prezioso per la missione, ma soprattutto per la gente e per gli operai che hanno condiviso con lui momenti preziosi di lavoro e di
vita.
Proprio dal Congo ci è arrivata la richiesta di sostenere il lavoro di un formidabile fratello Missionario valtellinese: Toni Piasini, di Poggiridenti. Lo conosco bene. L’ho visto affrontare con grande sagacia uno dei grandi problemi del Paese: la fragilità degli innumerevoli ponti che collegano le Missioni attraverso foreste e savane per centinaia di
kilometri. La tecnica tradizionale prevede la costruzione dei ponti con grossi tronchi di alberi della foresta: un lavoro durissimo, che esige una mano d’opera numersa e forzata; ma i ponti del genere dopo pochissimi anni vanno rifatti.
Fratel Toni ha lanciato l’idea dei ponti in pietra; stile romanico ad arco completo.
Sul fiume Api, che divide le due grandi Missioni di Ango e di Bili, ne deve costruire uno lungo oltre trenta metri, che prevede varie campate. Una bella sfida che vogliamo sostenere.

Salvare l’Africa con l’Africa
Questo era il sogno e l’impegno di S. Daniele Comboni. Ancora quando l’Africa era un continente sconosciuto e disprezzato, ma al tempo stesso un mito di terre affascinanti da esplorare, di ricchezze immense da conquistare.
Daniele Comboni sognava gli Africani liberi e protagonisti della loro autopromozione, alla pari degli altri popoli, e voleva per loro Università e Scuole tecniche, Seminari e centri di Formazione specializzati dove preparare gli evangelizzatori dell’Africa e i promotori del
suo sviluppo.
Anche il nostro impegno, pur se in piccola parte, è in linea con questo sogno di Daniele Comboni.
A Korogocho. Il giovane Githii Mweru, lo studente di legge che sosteniamo da tempo, è arrivato al terzo e ultimo anno. Gli mancano gli esami finali e la tesi. Ha promesso che mi invierà i risultati di quest’anno così da meritare il sostegno necessario. Se tutto va bene avremo finalmente anche a Korogocho qualcuno preparato e capace di difendere i diritti dei più poveri; qualcuno che ha vissuto sulla sua pelle l’amarezza del rifiuto e della persecuzione a causa delle sue idee di libertà durante la dittatura di Arap Moi, il vecchio Presidente del Kenya.

Adesso a Korogocho sta lavorando il bravissimo Padre Daniele Moschetti, che ha sostituito Padre Alex. I Progetti di sviluppo, la Scuola informale, le piccole Cooperative continuano il loro cammino, faticoso ma entusiasmante, di liberazione e di rigenerazione dell’Africa attraverso gli Africani stessi. Proprio come voleva Daniele Comboni.

In Zambia. Durante il mio ultimo viaggio in Africa, ho trovato in Zambia un giovane rifugiato Rwandese. Si chiama Andrea Bandora, già diplomato nel suo paese come “tecnico sanitario” ma desideroso di completare i suoi studi di medicina per essere in grado di lavorare negli ospedali e non essere “cacciato” dal Paese come indesiderato. Parlando con i miei confratelli della Missione,
e avuto conferma che meritava un sostegno così qualificato, gli ho promesso che l’avrei inserito nel nostro Programma di aiuto. Si tratta di una Borsa di studio molto impegnativa: 5.000 dollari all’anno. Per tre anni!
Avremo da impegnarci seriamente. Ma ho pensato alla vita di tanti bambini e di tante mamme, che, fra pochi anni, potrà dipendere da questo “medico” sostenuto dalla nostra amicizia!

In Kenya. Un caso serio che mi è arrivato due settimane or sono. Me lo ha presentato Padre Mario, il Parroco di Kariobangi, con il quale ho lavorato a Nairobi. Si tratta di una giovane donna, Rachel Wokabi, lei stessa rimasta orfana e con il peso di tre nipotini da mantenere. In passato l’abbiamo sostenuta negli studi per raggiungere un piccolo diploma; ma adesso è nei guai perché non può neppure lavorare a causa di una delicata malattia ai reni. Ha bisogno di cure straordinarie…ho
chiesto a P.Mario di farmi sapere, tramite un medico italiano di Nairobi, maggiori dettagli, per vedere cosa possiamo fare…
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Mi fermo qui! Ma la lista delle emergenze si allunga ogni volta che apro la posta.
Per rispondere a tutti bisognerebbe che, in proporzione, aumentasse anche il numero dei nostri amici e la dimensione della nostra solidarietà. Intanto ringraziamo il Signore per quello che ci permette di fare. A tutti un grazie potente!
E un Augurio bello per il Natale e l’Anno Nuovo.

Shalom a tutti. P. Gianni

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