« | Home | »

Venegono Superiore (Italia), giugno 1975

By admin | giugno 10, 1975

G.A.M. ’12 “Un impegno efficace a servizio della Vita”!

Venegono Superiore (Italia), giugno 1975

Carissimi,
le previsioni pessimistiche del mese scorso si sono puntualmente avverate.
Ben sei Missionari Comboniani, tutti amici con i quali avevo lavorato in Burundi, hanno dovuto lasciare il Paese e se ne sono tornati a casa.

Non riuscivano più a lavorare con serenità.

I capi del Governo, della Polizia e del Partito li hanno fatti disperare a furia di accuse e di sospetti: probabilmente si è trattato di una manovra ben calcolata per rompere i nervi dei Missionari e costringerli ad andarsene.  I Batutsi sanno bene che anche la loro semplice presenza in mezzo alla gente, il loro lavoro e il loro insegnamento fanno maturare la coscienza del popolo.

Un popolo oppresso è bene che non si accorga di esserlo;altrimenti prima o poi si ribella.
E i Batutsi hanno paura. Tentano con ogni mezzo di tenere lontano il giorno in cui i Bahutu possano chiedere loro un chiaro rendiconto di tutte le malefatte che hanno combinato in questi anni di oppressione prepotente.

Di quattro missioni che avevamo due sono state chiuse.
Le cose sono andate più o meno così. Un giorno il Vescovo ha convocato tutti i Missionari e ha mostrato loro il decreto del Governo con il quale si decideva di sbatterli fuori dal Burundi. Tutti in blocco! L’accusa era generica, ma chiara: “Sovversione contro lo Stato”.
Tuttavia l’elenco dettagliato delle accuse ai singoli padri era una vera buffonata.
Ogni parola o gesto di critica e disapprovazione nei confronti dei capi era stata accuratamente registrata da tempo: l’azione dei Missionari e dei collaboratori laici era stata interpretata come intesa unicamente a sobillare la gente e a spronarli alla vendetta.
Accuse senza senso. Come quella di considerare Cesare, il giovane muratore volontario, impegnato a sobillare la gente, ad andare e venire dal Rwanda per organizzare i ribelli; lui che con tutta la sua buona volontà non sa parlare altro che il dialetto brianzolo. O come le accuse fatte ad Antonia, sua moglie, di mettere discordia tra i Padri e le Suore Africane e la gente, perché con pazienza e amore essa curava i bambini, più poveri e bisognosi.

In casi del genere la persecuzione e le noie da parte del governo sono scontate.
Ciò che invece ha fatto soffrire assai i Missionari è stato l’atteggiamento del loro Vescovo; il quale, invece di difenderli di fronte alla malizia delle Autorità, si è schierato con il governo e ha detto chiaramente: “Chi non accetta la politica del Governo se ne vada”!.

Questo atteggiamento, forse più d’ogni altra cosa, ha messo in crisi i missionari.
Quel Vescovo non ha capito nulla della situazione in cui si dibatte la sua Chiesa, non ha ancora capito il dramma in cui vive la sua gente; non vuole ammettere che la prepotenza di una minoranza non può durare fino all’infinito. Non si è accorto che, in pratica, tutto il lavoro cristiano che si porta avanti nella sua Diocesi non ha fondamento; che il Vangelo annunciato in quel modo non può produrre alcun frutto. Alla radice di tutto ci sta un grosso equivoco: non si vuole costruire la pace nella giustizia e nell’uguaglianza; quindi è inutile illudersi e continuare il doppio gioco.

Ai Capi del paese fa comodo che i Missionari stranieri lavorino in Burundi per il progresso materiale di cui essi stessi possono godere; ma a loro non importa nulla della massa, della gente semplice che soffre; non importa nulla del Cristianesimo. Possono benissimo farne a meno.
E’ meglio quindi che l’equivoco cessi al più presto.
E’ meglio che qualcuno se ne vada, e che gli altri aprano gli occhi.

Un nuovo progetto: una Scuola tra i Sidamo in Etiopia

Tutto è incominciato alcuni mesi fa, nel gennaio ’75; quando un gruppo di giovani decise di andare in Africa a fare un campo di lavoro durante l’estate.  Tentai di dissuaderli.
Ma essi smontarono tutte le mie difficoltà, una alla volta, con l’entusiasmo tipico di coloro che sanno bene dove vogliono arrivare.
Fortunatamente in quei giorni partiva per l’Africa Padre Renato, il quale promise di accoglierli: “Venite nella mia Missione – ci disse – cercheremo l’acqua e faremo dei pozzi!”.

Il progetto ci piacque e restammo d’accordo con lui.
Ma la nostra speranza fu di breve durata.
In febbraio giunsero brutte notizie dallo Zaire: due missionari erano stati uccisi e inoltre il Presidente Mobutu faceva un sacco di storie con gli stranieri.
Cosa fare ?

Mentre eravamo incerti se insistere o meno sul progetto Zaire, ci si presentò una buona occasione insperata. Il Movimento AFRICA 70 ci offriva sul suo Aereo un passaggio verso il Burundi. Non mi fu difficile raccontare ai giovani la triste storia della persecuzione di cui sono oggetto i Bahutu e dei massacri che avevano subito ad opera dei Batutsi.  In mezzo a
tanto odio era necessario proporre dei gesti di amicizia  e di dialogo che aiutassero i Bahutu a perdonare e i Batutsi a riconciliarsi con i loro fratelli.  La nostra presenza avrebbe potuto essere un gesto di speranza e di buona volontà.

I giovani di Senago (un grosso paese vicino a Milano) accettarono volentieri la proposta di andare laggiù a fare qualcosa di bello e di utile; decidemmo di costruire una scuola, nella zona povera di Miremera, quasi ai confini con il Rwanda.
Per raccogliere i fondi necessari i giovani riuscirono a smuovere la gente della loro parrocchia con alcune intelligenti iniziative: una bella Marcia della Pace, un blocco stradale, e alcuni spettacoli assai frequentati! Tutto andava a gonfie vele … Già i nostri amici del Burundi erano stati avvertiti, e anche i posti sull’aereo erano stati prenotati, quando sono sopravvenuti gli avvenimenti che conoscete.

L’Africa, ci ha abituati a sorprese anche più grosse; tuttavia siano rimasti assai male nel vedere il nostro progetto falliva per la seconda volta.
Ma non ci siamo rassegnati.

Non è difficile infatti trovare in Africa un posto dove la miseria o l’ignoranza sono tali da richiedere un pronto intervento. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Così è stato per noi. Rifiutati dai. Burundi, abbiamo scritto in ETIOPIA; dove c’è un carissimo nostro amico, Fratel Lucio Cariani, che ha lavorato qui a Venegono per quattro anni; conosciuto ed amato da tanti giovani.  Lucio sta nella zona Sud dell’Etiopia; fra i poveri della tribù dei Sidamo, che tanto hanno sofferto a causa della siccità…

Aspettiamo a giorni la sua risposta … stavolta siamo certi che andrà bene!

Attenzione: sabato prossimo, 21 giugno, sarò ancora a Sondrio, a celebrare la S.Messa per gli Amici del GAM’12. Sarà come al solito alle 20,30 presso la chiesa di S.Lorenzo.
Dopo la S.Messa, come già abbiamo fatto nei mesi scorsi, mi fermerò a S.Lorenzo a proporre a un gruppo di giovani un’esperienza di Preghiera Comunitaria e di riflessione, che si protrarrà anche nella giornata di domenica. Ho scoperto che ci sono in giro parecchi giovani in gamba, che
cercano solo l’occasione di impegnarsi; e non sempre la trovano con facilità. Per conto mio spero di continuare anche in futuro questi incontri a Sondrio; ma, dopo questo di giugno, dovrò sospenderli fino al mese di ottobre, quando saranno chiari di nuovo gli impegni per il prossimo anno scolastico.

Anche se molti di voi non potranno venire fin lassù a causa dell’ora tarda, vi invito ad unirvi alla nostra preghiera in un momento così difficile per il Burundi.

E’ la missione che abbiamo particolarmente amata e aiutata in questi anni; e dove, un giorno o l’altro spero di tornare.
Anche se il momento è difficile sappiamo di certo che tale sofferenza rinforza e purifica la vita di quella giovane Chiesa.

Un caro saluto a tutti. Buone Vacanze! Senza dimenticare il nostro impegno.

P. Gianni

Topics: Lettere dall'Italia | No Comments »

Comments

Stampa questo articolo Stampa questo articolo